“L’analisi della situazione della giustizia in Italia mostra come il Paese nel suo complesso un quadro in chiaroscuro, i dati riportati evidenziano criticità e segni di miglioramento”. È quanto ha detto il presidente della Corte di Cassazione, Pietro Curzio, nel corso del suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte (qui gli interventi) alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sua ultima uscita pubblica del settennato. Periodo che il primo presidente della Corte ha definito “tra i più autorevoli della storia della Repubblica”.
Curzio ha evidenziato che “nel settore civile nell’ultimo anno vi è stato un incremento della definizione dei processi rispetto all’anno precedente, complessivamente la crescita è del 9,8%, le nuove iscrizioni sono anch’esse cresciute ma in modo meno intenso. Il maggior numero di definizioni rispetto all’incremento delle iscrizioni comporta che le pendenze sono diminuite del 6,5% in confronto all’anno precedente. Ma i tempi di definizione dei processi rimangono ancora troppo elevati”.
“Si è passati – ha rilevato Curzio riferendosi della giustizia civile – da 3.321.149 a 3.106.623 procedimenti pendenti. È un dato sicuramente positivo soprattutto se si considera che dieci anni fa le cause civili pendenti superavano i 5 milioni. Ma i tempi di definizione dei processi rimangono ancora troppo elevati”.
“La situazione della giustizia penale è in parte analoga – ha aggiunto – la durata dei processi è generalmente in crescita anche se in misura non univoca tra i diversi uffici giudiziari, la tendenza complessiva è di 2,5 milioni di processi con una variazione del 3,8% in meno rispetto all’anno precedente. Il rapporto tra nuove iscrizioni e definizioni è però inverso rispetto al civile, in quanto nel penale la riduzione delle pendenze dipende dalla riduzione delle nuove iscrizioni, mentre le definizioni sono in linea di massima stabili”.
I reati sono leggermente cresciuti rispetto al 2020, anno di forte calo a causa della pandemia, «ma si sono ridotti del 12,6% rispetto ad un anno “normale” quale il 2019. Vi è stato un incremento di specifiche categorie, in particolare sono cresciuti in maniera rilevante i reati informatici».
“Le considerazioni più incoraggianti sullo stato della nostra convivenza derivano dai dati sugli omicidi – ha evidenziano ancora Curzio -, nel 2021 in Italia sono stati commessi 295 omicidi volontari, uno dei dati migliori tra i paesi europei che a loro volta sono i dati migliori nel mondo. E non era così nel 1991 quando furono quasi 2.000 e sono progressivamente diminuiti. All’interno di questo dato generale vi è però un elemento sconcertante, tra le vittime dei 295 omicidi, 118 sono donne di cui 102 assassinate in ambito familiare ed affettivo e in particolare – ha spiegato il presidente della Cassazione – 70 per mano del partner o dell’ex partner”.
“Questo tipo di suddivisione – ha detto ancora Curzio – si inquadra in un preoccupante incremento dei reati della famiglia ed è sintomo evidente di una tensione irrisolta nei rapporti di genere, di una eguaglianza non metabolizzata”.
Presente alla cerimonia anche la Guardasigilli, Marta Cartabia, che ha ricordato come l’anno appena concluso sia stato “complesso e difficile, stato segnato da grandi sfide e continui imprevisti ma è stato anche ricco di opportunità e spinte al rinnovamento”. “Le emergenze – ha detto il ministro della Giustizia – si sono susseguite senza interruzione, ogni attività ha richiesto un sovrappiù di responsabilità e impegno in tutti gli uffici giudiziari. Vorrei ringraziare ogni magistrato, ogni avvocato, ogni operatore del mondo della giustizia per aver garantito la continuità di un servizio essenziale”.
Poi, Cartabia ha voluto “rinnovare sentitamente un ringraziamento al presidente della Repubblica per aver sempre, quotidianamente accompagnato il mondo giudiziario senza mai stancarsi di stimolare un profondo processo riformatore”.