A dispetto del tweet condiviso da tutti i tre leader dell’ex fronte giallorosso (leggi l’articolo) la situazione nel centrosinistra e nel M5S sul Quirinale continua a rimanere magmatica. Enrico Letta, Giuseppe Conte e Roberto Speranza, quando il vertice in casa del presidente M5s era ancora in corso, hanno mandato in rete sui social la seguente dichiarazione comune. “Lavoreremo insieme per dare al Paese una o un Presidente autorevole in cui tutti possano riconoscersi. Aperti al confronto. Nessuno può vantare un diritto di prelazione. Tutti abbiamo il dovere della responsabilità”.
I tre leader in realtà hanno convenuto di temporeggiare ancora un po’, di verificare cioè – prima di prendere una qualsiasi iniziativa – cosa succede nell’altro schieramento. Dunque ancora nessun nome esce dal cilindro degli ex giallorossi. E nessuna novità tranne la rinnovata dichiarazione di voler procedere compatti, senza scelte unilaterali. Letta, Conte e Speranza restano abbottonati. “Non c’è alcuna intesa sui nomi perché ne parleremo con il centrodestra nei prossimi giorni”, ha spiegato il segretario del Pd, confermando la volontà di voler condividere la scelta di un candidato autorevole di larga maggioranza. A patto però – dice – che si finisca con i bluff e con la messinscena: nessuno può imporre rose di nomi, lo dicono i numeri. A dividere i leader ex giallorossi è sempre il nome di Mario Draghi. È ampiamente noto che il numero uno del Nazareno, nonostante mezzo suo partito non voglia sentirne parlare, ha in mente il trasloco dell’attuale premier da Palazzo Chigi al Colle.
NOME INDIGESTO. Una proposta che risulta però indigesta al momento a Conte e ai Cinque Stelle. Sebbene a domanda diretta su Draghi in serata ai microfoni del Tg3 il presidente pentastellato neghi alcun veto: “Noi non ne poniamo”, dice. Ma ribadisce allo stesso tempo che “in questo momento va garantita una continuità dell’azione di governo”. Concetti che a caldo dopo il vertice ribadiscono “fonti qualificate” dei pentastellati. Per il Quirinale il M5s, fanno sapere, spinge ancora per trovare un nome alternativo a quello di Draghi, in modo da poter far rimanere il premier a Palazzo Chigi.
Per questo, aggiungono, l’obiettivo resta di cercare un nome condiviso per garantire continuità al governo nella consapevolezza della “difficoltà di proseguire in un quadro di maggioranza di Governo che senza Draghi difficilmente potrebbe reggere”. Tesi condivisa da buona parte dei gruppi di Pd, M5S e Leu. Draghi al Colle non piace neanche a Leu. “Io ho qualche dubbio sul passaggio diretto da palazzo Chigi a Colle, è una sgrammaticatura istituzionale”, dichiara Pierluigi Bersani. E neanche a Sinistra italiana. Il suo leader Nicola Fratoianni che ha incontrato Letta e Conte ha detto che se il candidato fosse Draghi lui non lo voterebbe.
TENERE I GRUPPI. Ad ogni modo tutti e tre i leader hanno in comune l’esigenza di tenere compatti i gruppi. Letta come Conte. Dopo il vertice a tre il segretario del Pd ha visto i capigruppo mentre Conte ha incontrato il ministero degli Esteri, Luigi Di Maio. Che avrebbe sottolineato l’urgenza che i gruppi restino “compatti” anche per rimarcare la centralità del M5S e dei suoi numeri in Parlamento. Resta quindi “centrale” la questione del proseguimento della legislatura. Anche con l’obiettivo di preservare Draghi da ogni tentazione di tatticismo politico.
Oggi si terrà una riunione dei deputati M5S alla Camera ma non è detto che partecipi l’ex premier. Tra i senatori M5S si rilancia la ‘carta’ Mattarella. Ma sia Conte che gli altri alleati del centrosinistra avrebbero rimarcato l’indisponibilità manifestata più volte dalla prima carica dello Stato. Nel corso del vertice si sarebbe discusso anche di come approcciarsi qualora il Cav insistesse sulla sua candidatura. Diverse le opzioni in campo. “Non presentarsi in aula alle prime tre votazioni” è una delle possibilità trapelata da fonti 5Stelle. Ma sia tra i grillini che nel Pd le idee sono diverse. C’è chi preferisce l’alternativa della scheda bianca.
Un’altra opzione ancora verte sull’indicazione di un nome. Dall’ultima cabina di regia dei pentastellati era uscito come candidato di bandiera il nome di Liliana Segre. La tattica parlamentare, che procede di pari passo alle mosse che intenderà fare il centrodestra, andrà definita in base all’evoluzione dei fatti. La situazione rimane fluida.