“Anche alla Camera prenderà piede l’idea di un Mattarella-bis, vedrai…”. Sono le 15,00 circa di ieri pomeriggio quando una fonte interna al Movimento assicura quel che sarebbe accaduto in serata all’interno della riunione di Giuseppe Conte con i deputati pentastellati. E la profezia è risultata corretta: dopo quanto accaduto al Senato, anche a Montecitorio è emerso chiaramente che un gruppo nutrito di parlamentari ha tutta l’intenzione di riproporre il nome di Sergio Mattarella al Quirinale.
Una carta su cui lo stesso presidente della Repubblica uscente non è d’accordo dato che ha fatto capire a più riprese di non essere d’accordo a una sua rielezione. “Lo fa per motivi istituzionali e di garbo – spiega un deputato M5S – È troppo corretto per dire chiaramente che sarebbe disposto a un secondo mandato. Ma vista la situazione occorre una figura di alto profilo e in questo momento nessuno sarebbe meglio del nostro attuale presidente”.
C’è, però, anche chi è convinto che abbandonare in questo momento la strategia messa in piedi da Giuseppe Conte si un rischio troppo grande per la stabilità – e dunque per il futuro – del Movimento stesso. “Tutti i partiti giocano la partita del Quirinale come se fosse una partita di poker e tengono le carte coperte”, dice il deputato Luigi Gallo nel corso dell’incontro.
“Le voci fuori dal coro non devono disturbare la trattativa”, il ragionamento del parlamentare campano, che lascia intendere come la strada percorsa da Conte sia proprio quella finalizzata ad avere un nome condiviso perlomeno con tutto il centrosinistra. “Il metodo usato al Senato non va bene. I senatori hanno bruciato nomi. Ci vuole un metodo innovativo e fiducia nei nostri vertici”, gli fa eco Patrizia Terzoni. Critico anche Aldo Penna: “Il metodo dei senatori indebolisce Conte”.
IL RETROSCENA. Due visioni, dunque, totalmente opposte. E, esattamente come al Senato, il Movimento esce indebolito da questa riunione dato che sembra che ci siano due correnti distinte, una favorevole al metodo contiano e l’altra contraria. Senza dimenticare un altro aspetto che finora solo in pochi hanno preso in considerazione: al momento nessuno ha parlato di “quirinarie” o voto online (leggi l’articolo), sebbene sia stato per anni questo uno dei pilastri pentastellati.
Proprio per questo determinante sarà la giornata di oggi: Conte incontrerà prima i senatori, dunque tutti gli eletti in Parlamento. Dalla giornata di oggi capiremo quale sarà il nome che il Movimento avanzerà nel momento del primo giro di votazione. E capiremo, dunque, se ad un appuntamento così importante il Movimento arriverà coeso o diviso. Un bivio fondamentale perché, tra le altre cose, bisognerà anche mettere a tacere un’altra flebile voce che tuttavia corre nelle chat dei pentastellati: “Qualcuno spinge per Mattarella così abbiamo un nome forte a cui, almeno nel centrosinistra, nessuno si opporrà. Il rischio altrimenti è che dovremo ripiegare su Draghi non trovando una quadra. E questo significherebbe tornare al voto”.
Un’ipotesi che, secondo alcuni, un gruppo di parlamentari (non solo 5S) non vuole percorrere perché significherebbe no al vitalizio e no alla rielezione dovendo poi andare al voto con un numero di parlamentari notevolmente ridotto. “Potrebbe essere vero – ribatte un deputato ‘mattarelliano’ – Ma chissà che non sia questa pure l’idea di Conte: se si andasse al voto, significherebbe per lui avere gruppi parlamentari nuovi. E dunque senza bastian contrari a questo suo nuovo corso”.