Con la riapertura delle scuole e il picco dei contagi si allungano le code fuori dalle farmacie per i tamponi. File anche di diverse ore, nelle quali è spesso impossibile rispettare il distanziamento con tutti i rischi che ne conseguono, con una mole di lavoro spropositata per le stesse farmacie che arrivano ad effettuare fino a 600 test rapidi al giorno. Cosi per alleggerire il carico, le oltre 5mila parafarmacie italiane hanno chiesto di essere autorizzate anche loro a fare i tamponi. Ma il Governo le ha ignorate ed escluse, come denuncia il Presidente della Federazione nazionale parafarmacie italiane Davide Giuseppe Gullotta.
Lei parla di stranezza…
“I software in parafarmacia sono gli stessi che in farmacia, ma stranamente le parafarmacie non sono abilitate. Inspiegabile che i nostri appelli, comunicati ufficiali, pec e richieste ufficiali al ministro Speranza e al generale Figliuolo cadano totalmente nel vuoto”.
Perché secondo lei la vostra richiesta è stata ignorata dal Governo?
“Perché pensiamo ci sia una vergognosa interferenza lobbistica. I politici sanno che in parafarmacia c’è un farmacista. L’attuale vicepresidente della Camera Andrea Mandelli è farmacista e presidente della Fofi. Noi pensiamo che se il Governo non ci ascolta è per colpa di una lobby che va a danno delle parafarmacie e dei cittadini. Ad esempio la Regione Marche ci aveva autorizzato ma Federfarma ha fatto ricorso ed ora siamo in attesa. Il servizio dei tamponi è un servizio fondamentale ma è anche un business importante per le farmacie. Non lo vogliono mollare perché i tamponi sono comprati dai farmacisti ad un prezzo che varia da 1,50 euro a 2,50 e vengono pagati dai cittadini 15 euro”.
Cosa chiedete al Governo?
“Noi come farmacisti chiediamo di effettuare i tamponi nelle parafarmacie. Non capisco perché non ci ritengono adatti quando noi abbiamo anche lo spazio necessario mentre in molte farmacie usano i gazebi esterni. Noi possiamo contribuire a snellire le file e possiamo dare un’alternativa ai cittadini che girano per la città a cercare di fare un tampone in sicurezza e comodità. Vogliamo essere utili. Tra i vari problemi dei test antigenici ricordiamo che oltre a creare disagio nella popolazione costretta a sostare ore in strada costano agli italiani 315 milioni di euro al mese”.