Decine di migliaia di italiani senza nemmeno la possibilità di vedere la televisione. È l’ultimo regalo in arrivo da parte del governo dei Migliori, attraverso la mano di Giancarlo Giorgetti, destinato a intere comunità, che vivono in quei borghi spesso decantati come simbolo del Belpaese. E che, puntualmente all’atto pratico, vengono dimenticati. Lo switch off delle frequenze, previsto domani, sarà una mannaia per i residenti di piccoli Comuni situati in zone montane.
MISE DISTRATTO. Il ministro dello Sviluppo economico Giorgetti non ha ascoltato gli appelli arrivati negli ultimi mesi per evitare che si arrivasse vicini alla scadenza. E dire che molte della aree interessate sono roccaforti leghiste, sparse tra Lombardia, Veneto e Piemonte. Non è una questione esclusivamente settentrionale, ma una fetta consistente è localizzata nel Nord. Come programmato, quindi, i tecnici del Mise provvederanno a disattivare i ripetitori, che pure non sono di proprietà ministeriale.
“A Roma sembrano dimenticare un fatto: gli impianti di trasmissione sono di proprietà di Comuni o delle comunità montane”, dice a La Notizia Marco Bussone, presidente dell’Unione nazionale Comuni comunità enti montani (Uncem). “Siccome Raiway non copre dappertutto – sottolinea il numero uno dell’organizzazione – negli ultimi trent’anni le amministrazioni locali hanno acquistato le antenne, facendo manutenzione, ogni anno, a proprie spese”. Si tratta di un investimento di decine di migliaia di euro, fatto per garantire un importante servizio ai residenti.
Per i sindaci è in arrivo una doppia beffa: lo spegnimento delle tv e i cittadini che se la prenderanno con loro, in quanto gestori della struttura. Certo, si può sempre spiegare che la manina che ha premuto il tasto off è quella del Ministero guidato da Giorgetti, ma l’ira popolare – si sa – viene sfogata con chi più vicino. L’Uncem ha lanciato un appello per tentare di bloccare il lavoro dei tecnici. Un’iniziativa simbolica, che mira a sensibilizzare l’opinione pubblica, oltre che la popolazione dei Comuni. L’ultima vera speranza è riposta nell’intervento last minute, dopo la call con la sottosegretaria Anna Ascani.
IMPROVVISAZIONE. Ma come si è giunti a questo punto? Con il primo passaggio al digitale, c’è stato un investimento per la sostituzione degli impianti. Adesso, con il passaggio delle frequenze, nessuno ha pensato che il mancato adeguamento degli impianti preclude il proseguimento delle trasmissioni. Schermo nero, quindi, per i piccoli Comuni. “Queste cose non si improvvisano, vanno guidate operativamente”, evidenzia ancora Bussone.
Non a caso l’Uncerm ha chiesto al Mise di intervenire da almeno un anno. “Ora il ministero deve convocarci, in sede tecnica e politica, e capire dove sono gli impianti e quante risorse servono per adeguarli”, chiede Bussone. L’alternativa? Un ulteriore stanziamento per consentire ai cittadini delle aree montane, coperti da segnali di ripetitori non Rai o RaiWay, di acquistare la parabola e il decoder e dunque vedere la televisione con il TVSat.
La priorità, comunque, è ora quella di ottenere una dilazione dei tempi sullo spegnimento dei ripetitori. Dopo, seppure in tempi stretti, bisognerà capire come destinare le risorse, se dandole come voucher ai cittadini per passare al satellitare o garantendo l’adeguamento dei ripetitori dei Comuni. Senza gravare ulteriormente sui loro bilanci. Ammesso che Giorgetti si ricordi del suo Nord.