La carta Mattarella per sbarrare la strada alle ambizioni di Mario Draghi, e al sogno proibito di Silvio Berlusconi, i due aspiranti eredi al Colle. Una manovra che nasce in Parlamento e rappresenta una batosta per la coppia di sfidanti alla Presidenza della Repubblica. Come se non bastasse, per il premier è arrivata una bocciatura dolorosa, quella dei suoi amici di Goldman Sachs: la banca d’affari teme che l’eventuale trasloco di Draghi al Quirinale metta a rischio le riforme e il Recovery plan.
Così, mentre, il segretario del Pd, Enrico Letta, cincischia parlando ancora di metodo, senza entrare nel merito, e il centrodestra si è impantanato sul nome del fondatore di Forza Italia, le pedine si muovono, anche al livello internazionale, in vista delle prime votazioni del 24 gennaio alla Camera (leggi l’articolo), peraltro in un clima di paura da contagio. Alla ripresa dei lavori di lunedì prossimo a Montecitorio, il Transatlantico sarà di nuovo off-limits ai giornalisti, ospitando di nuovo le postazioni di voto per gli Onorevoli. Intanto la prossima settimana il collegio dei questori valuterà il da farsi, dando forma alle ipotesi circolate, come la “chiama contingentata” per i grandi elettori.
Al di là delle misure anti-Covid, dopo il discorso del 31 dicembre sembrava scontato l’addio del capo dello Stato al Quirinale. Eppure negli ultimi giorni un pezzo dell’ex maggioranza giallorossa si sta ritrovando intorno al nome del Presidente della Repubblica in carica. La prima iniziativa è stata quella dei senatori del Movimento 5 Stelle: hanno messo in campo la proposta del Mattarella bis con lo scopo di garantire la stabilità politica e istituzionale in un momento di emergenza nel Paese. L’idea avanzata al Senato ha fatto eco alla Camera, non solo tra i deputati del Movimento.
L’ex presidente del Partito democratico, Matteo Orfini, ha spiegato infatti a chiare lettere che il Parlamento deve farsi carico della rielezione di Mattarella, “senza attendere possibili cenni”, nel solco della tesi che “nella tempesta non si cambia comandante”. Non spetta al capo dello Stato dare la disponibilità, ma ai partiti fare il proprio lavoro, è il senso della strategia. Anche all’interno Leu si inizia ad accarezzare l’idea di un voto per Mattarella, come sbocco necessario in una fase di emergenza.
Restano da comprendere le mosse Letta che aspetta il confronto interno, programmato per il 13 gennaio, da cui il partito dovrà esprimere una posizione chiara sulle proprie intenzioni. Il leader dem accarezza ancora l’idea di votare Draghi e fare un altro governo. E il centrodestra? Al momento è immobile sul nome di Berlusconi. Dalle parti di Forza Italia continuano a ripetere che l’ex Cavaliere “sa di potercela fare”, tanto che ad Arcore non sono accettati ragionamenti su possibili alternative.
Addirittura è stata derubricata a fake news il retroscena secondo cui Gianni Letta starebbe provando a dissuadere il leader. L’unico piano B. è il piano Berlusconi. Così Matteo Salvini e Giorgia Meloni fanno da pretoriani al loro alleato. Ma di fatto sono in un pantano: potrebbero essere decisivi, ma sono costretti ai margini. Lo spazio di manovra è tutto ingombrato dal leader forzista.