Vittoria Baldino, capogruppo M5S in commissione Affari costituzionali della Camera, è giusto in questo momento incentivare il ricorso allo smart working come durante la prima ondata pandemica?
“è evidente che stiamo attraversando una fase differente rispetto alla prima ondata, quando combattevamo il virus a mani nude, ma l’attuale indice di contagiosità ci impone di mettere in sicurezza i lavoratori e allo stesso tempo di evitare la paralisi della macchina amministrativa. Pensiamo cosa accadrebbe se tutti i lavoratori di un ufficio pubblico fossero in quarantena, quell’amministrazione sarebbe ferma. Solo attraverso lo strumento dello smart working possono essere garantite queste due condizioni fondamentali, chi può svolgere la propria prestazione da remoto senza pregiudicare i servizi deve poterlo fare, così facendo si decongestionerebbe il traffico sui mezzi pubblici e all’interno degli uffici, tutelando la salute sia dei dipendenti che degli utenti”.
Perché c’è chi si ostina a contrastarlo?
“Nelle ultime settimane si sono moltiplicate le richieste verso un maggiore ricorso allo smart working, anche da parte dei sindacati e di altre forze politiche, noi del M5S lo abbiamo sempre sostenuto. Nella prima fase dell’emergenza abbiamo introdotto il lavoro agile in forma semplificata e la pubblica amministrazione ha dato importanti risposte continuando ad erogare servizi essenziali. Attualmente per gli uffici pubblici, contrariamente a quanto accade nel privato questa possibilità non vi è più, basterebbe una circolare del ministero della Funzione Pubblica per renderla di nuovo operativa e consentire una maggiore facilità nell’accesso a questo strumento sulla base delle esigenze sanitarie e di sicurezza di ogni singolo ufficio. Ora bisogna mettere da parte le posizioni ideologiche e prendere decisioni adeguate e per il Movimento non possono essere prese in considerazione ulteriori restrizioni sul lavoro senza un ritorno allo smart working nella PA”.
Lei è favorevole al rientro a scuola tra il 7 e il 10 gennaio oppure è per un rinvio?
“I nostri bambini e ragazzi sono la categoria maggiormente penalizzata da questi terribili anni di pandemia. Hanno già rinunciato fin troppo alla socialità. Per questo non ritengo giusto un eventuale rinvio del rientro in classe. Piuttosto, cercherei di lavorare per la fornitura gratuita delle mascherine ffp2 anche per gli studenti e non solo per i docenti e il personale scolastico. È fondamentale recuperare più risorse possibili per garantire la sicurezza di tutti e investire negli impianti di aerazione”.
Il premier aveva predisposto che la struttura del generale Figliuolo intervenisse in aiuto delle Asl con i laboratori militari. Sta funzionando il piano?
“In questi giorni stiamo registrando delle criticità nella somministrazione delle terze dosi e questo deve far riflettere anche su eventuali ulteriori restrizioni perché se lo Stato chiede ai cittadini uno sforzo deve essere in grado di fornire il servizio senza ritardi in modo da non pregiudicare chi decide di fare la propria parte. Ci auguriamo quindi che nei prossimi giorni tutte le Regioni siano messe nelle condizioni di somministrare le dosi booster in tempi più brevi. Dall’altra parte siamo soddisfatti dell’accordo per il calmieramento dei prezzi delle mascherine ffp2, come il M5S aveva chiesto fin da subito, ma forse è necessario uno sforzo ulteriore anche rispetto al costo del tampone molecolare”.
Lei è favorevole all’obbligo del Super Green Pass a tutti i lavoratori? E più in generale all’obbligo vaccinale?
“Siamo convinti che la soluzione più efficace sia ricorrere allo smart working, prima di introdurre nuove restrizioni nel mondo del lavoro, perché bisogna fare il possibile per mettere in sicurezza gli ambienti lavorativi anche per rispetto delle persone più fragili e tutelare i lavoratori. Ci siamo sempre approcciati a tutte le fasi della pandemia con senso di responsabilità, senza condizionamenti ideologici. Non diciamo no a nuove eventuali misure, bisogna chiedersi però quanto siano utili in questa fase. La strada maestra dev’essere l’osservazione dei dati e delle informazioni che ci arrivano dalla comunità scientifica e soprattutto una maggiore comunicazione verso i cittadini, che devono avere tutte le informazioni possibili”.