Siamo agli sgoccioli, tra quattro giorni si torna sui banchi di scuola e la questione è tutt’altro che risolta. Infatti nel Consiglio dei ministri che si riunirà nelle prossime ore si discuterà proprio delle possibili nuove regole da attuare. Ieri pomeriggio il premier Mario Draghi ha ricevuto a Palazzo Chigi i ministri dell’Istruzione Patrizio Bianchi e della Salute Roberto Speranza e il commissario all’emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo (leggi l’articolo). Il che significa che la situazione è ancora in divenire. Specie dopo il No categorico del leader M5S, Giuseppe Conte, alla didattica a distanza per garantire il diritto allo studio in presenza.
“Va garantito – ha detto il leader M5S – il diritto allo studio in presenza a tutti i nostri alunni e studenti. Non possiamo affidarci nuovamente alla Dad dopo due anni di pandemia. Va garantita la distribuzione delle FFP2 nelle scuole per garantire prevenzione e sicurezza. Condizione preliminare perché si possano prendere in considerazione ulteriori restrizioni è che si introduca subito il ricorso allo smart working. È inaccettabile che l’Europa faccia massiccio ricorso a questa misura, e proprio noi che siamo stati i capofila l’abbiamo dismessa in questa fase della pandemia”.
“Chiediamo che siano consentiti tempi rapidi di vaccinazione in tutte le aree del Paese – ha aggiunto Conte -, stante la diffusa criticità che diffusamente viene registrata nelle prenotazioni delle dosi booster. Appare paradossale ragionare di obbligo vaccinale quando anche coloro che volontariamente si rendono disponibili per la terza dose incontrano difficoltà a farlo in tempi brevi”.
LA PROPOSTA. Nel frattempo anche le Regioni si sono date da fare ed hanno messo nero su bianco la proposta che intendono sottoporre al Governo e cioè alle elementari e in prima media, con 4 o più contagi in classe, è prevista una settimana la Dad e la quarantena per tutti gli alunni della classe, oltre al tampone per i non vaccinati e per i vaccinati con sintomi. Sotto questa soglia è prevista l’autosorveglianza per tutti e la raccomandazione di indossare la mascherina Ffp2.
La linea delle Regioni è quella di prevedere questa misura in vista di una copertura vaccinale alta (70 per cento) con contatti a basso rischio e di tenere conto dell’andamento epidemiologico e in particolare della variante Omicron. “Poiché alla stato attuale le potenzialità di esecuzione di tamponi antigenici o molecolari nelle strutture pubbliche è sottoposto ad una importante pressione – hanno scritto nella bozza del documento le Regioni – la verifica circa la presenza di casi successivi al primo può basarsi su tamponi antigenici eseguiti in diversi contesti o eseguiti in autosomministrazione vigilata a scuola”.
E qui viene proposta la figura del tamponatore scolastico: “Tale modalità può essere limitata ai soli contesti che si prestino a tale applicazione e in tal caso il sistema sanitario si rende disponibile a formare i soggetti individuati dal sistema scolastico cui demandare il supporto alla esecuzione del test antigenico rapido in autosomministrazione vigilata”.
Dopo aver elencato le diverse misure a seconda del ciclo scolastico, le Regioni concludono con alcune raccomandazioni: evitare la ripresa delle attività di educazione fisica, canto e utilizzo di strumenti a fiato; verificare la correttezza del consumo dei pasti in mensa; promuovere maggior utilizzo di FFP2 e avere attenzione a garantire una corretta aerazione delle aule.
LO SCONTRO. Ma tra qualche ora il Cdm avrà anche un’altra questione da risolvere: l’obbligo del Super Green Pass sul posto di lavoro. Argomento senza dubbio divisivo anche all’interno della stessa maggioranza. “Questo è un governo con sensibilità diverse – ha detto il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa – ma ricordo che già in passato di fronte a tutti i provvedimenti importanti, alla fine il premier Draghi ha saputo fare una sintesi. Confido che anche stavolta si arriverà a una sintesi, magari introducendo e applicando nuovamente il principio della gradualità”.
Nodo che sarà sciolto nelle prossime ore. “Non è infatti possibile – ha detto Costa – che se un cittadino va a consumare un caffè in un bar deve avere il Super Green pass ma non deve ugualmente averlo chi lo prepara. Sono anomalie da risolvere e che si risolveranno anche con l’ampliamento del Super Green Pass per i lavoratori”.
Ma anche in questo caso pesano, tra le altre, le perplessità almeno di una parte del Movimento Cinque Stelle. Tra le forze di maggioranza e i sindacati c’è chi spinge poi per un obbligo esteso a tutti gli over 18. Sono a favore il Partito democratico, il ministro della Salute Roberto Speranza, la Cgil si era già esposta in passato, e si registrano adesioni anche in Forza Italia.