Sono in zona gialla, da oggi, altre quattro regioni: Lombardia, Piemonte, Lazio e Sicilia. Sale a 9, dunque, il numero delle regioni attualmente in zona gialla, oltre le province autonome di Trento e Bolzano erano già gialle anche Calabria, Friuli Venezia-Giulia, Liguria e Marche. Una di queste, la Liguria, rischia di finire a breve in zona arancione.
Non è escluso che il Governo varerà nuove misure, già mercoledì quando è in programma una riunione del Consiglio dei ministri. Sul tavolo c’è estensione del super Green Pass nel mondo del lavoro e le misure da adottare in vista del ritorno a scuola dopo la pausa natalizia (leggi l’articolo).
La situazione più grave, oltre in Liguria, è in Calabria, dove da ieri, in 11 comuni della provincia di Reggio, è scattata per 8 giorni la zona arancione. Si tratta di Campo Calabro, Cinquefrondi, Ferruzzano, Galatro, Laureana di Borrello, Melicucco, Rizziconi, Roghudi, Rosarno, San Roberto e Taurianova. Lo ha stabilito, con un’ordinanza, il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, spiegando che c’è una “situazione di rischio di espansione epidemica”.
La decisione del ministro della Salute Roberto Speranza, di variare i colori di ulteriori 4 regioni, è legata all’aumento dei contagi e soprattutto dell’incidenza settimanale a livello nazionale che continua ad aumentare rapidamente: 783 per 100.000 abitanti (24-30/12) rispetto a 351 per 100.000 abitanti (17-23/12). Nel periodo 7–20 dicembre, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,18 (range 1,13 – 1,22), leggermente in aumento rispetto alla settimana precedente ed ancora al di sopra della soglia epidemica.
È stabile, ma ancora sopra la soglia epidemica, l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero, con un Rt all’1,11. In aumento il tasso di occupazione in terapia intensiva: è al 12,9% (rilevazione al 30 dicembre) rispetto al 10,7% (al 23 dicembre). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale al 17,1% dal 13,9% precedente. Due Regioni/PPAA sono classificate a rischio alto, 18 Regioni/PPAA risultano classificate a rischio moderato secondo il DM del 30 aprile 2020.
Tra queste, sette Regioni/PPAA sono ad alta probabilità di progressione a rischio alto. Una Regione/PA è classificata a rischio basso. In forte aumento il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (124.707 rispetto ai 62.669 della settimana precedente). La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è in diminuzione (21% rispetto al 27% della scorsa settimana). È in aumento la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (48% vs 45%) e aumenta anche la percentuale di casi diagnosticati attraverso attività di screening (31% vs 28%).
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità “l’aumento rapido e generalizzato del numero di nuovi casi di infezione si conferma in Italia per la decima settimana consecutiva. A livello nazionale l’incidenza settimanale ha superato i 750 casi per 100mila abitanti. La velocità di trasmissione nella settimana di monitoraggio si mantiene al di sopra della soglia epidemica nella maggior parte delle regioni Italiane”.
“L’attuale scenario di crescita dell’utilizzo dei servizi ospedalieri osservato nell’ultima settimana – ha riferito l’Iss facendo il quadro della diffusione dei contagi nelle varie regioni -, associato alle progressive evidenze che arrivano da altri Paesi Europei, rende necessario invertire la tendenza per evitare condizioni di sovraccarico dei servizi sanitari, già oggi fortemente impegnati. L’epidemia si trova in una fase delicata ed un ulteriore rapido aumento nel numero di casi nelle prossime settimane è altamente probabile”.
Per l’Iss, quindi, “è necessario il rigoroso rispetto delle misure comportamentali individuali e collettive”, oltre a “una più elevata copertura vaccinale, in tutte le fasce di età, anche quella 5-11 anni, il completamento dei cicli di vaccinazione e il mantenimento di una elevata risposta immunitaria attraverso la dose di richiamo, con particolare riguardo alle categorie indicate dalle disposizioni ministeriali, rappresentano strumenti necessari a contenere l’impatto dell’epidemia anche sostenuta da varianti emergenti”.
Oltre un milione i positivi in isolamento. Il tasso di positività è al 21,9%.
Dopo tre giorni consecutivi sopra quota 100mila, i contagi in Italia nelle ultime 24 ore scendono a 61.046 a fronte, però, di un numero di tamponi notevolmente inferiore, 278.654 rispetto ai 1.130.936, con un tasso di positività che schizza al 21,9% (+8,9%). I morti, secondo quanto riferisce il bollettino giornaliero del ministero della Salute, sono 133 (ieri 111) per un totale dall’inizio della pandemia di 137.646 vittime.
Il numero dei ricoveri ordinari, sempre secondo quanto riferisce il bollettino giornaliero, sale a 11.756 (+491 rispetto a ieri), i pazienti in terapia intensiva diventano 1.319 (+22), con 104 ingressi del giorno (ieri 135). I dimessi/guariti crescono di 12.164 unità, gli attualmente positivi diventano 1.070.537 di cui 1.057.462 in isolamento domiciliare. La regione con il maggior numero di nuovi casi (qui la mappa) è ancora la Lombardia con 10.425 davanti ad Emilia Romagna (9.090), Lazio (7.993), Toscana (6.397) e Campania (5.192).
Per quanto riguarda i posti letto occupati nei reparti in area non critica o in terapia intensiva, secondo l’ultimo bollettino dell’Agenas, le degenze Covid sono in crescita in 8 regioni. La regione che si avvicina di più alla zona arancione, è la Liguria (già gialla), con il 22% (+1) dei posti occupati per Covid in terapia intensiva – oltre la soglia limite del 20 – e il 28% (+1), a soli 2 punti percentuali dalla soglia limite del 30. In aumento anche Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Sicilia, Toscana e Umbria.
Anche in Lombardia l’aumento è dell’1%, sia in terapia intensiva (ora al 15%), che in area non critica (19%). Nelle Marche le percentuali sono al 19% (+2) e 22% (0), in Abruzzo 12% (+1) e 14% (+1), in Emilia-Romagna 14% (+1) e 15% (0), in Sicilia 12% (+1) e 21% (+1), in Toscana 14% (+1) e 13% (0), in Umbria 9% (-1) e 20% (+2) e nella provincia autonoma di Trento 22% (+1) e 20% (0).
La media nazionale è stabile, sempre secondo l’ultimo bollettino dell’Agenas, con il 14% di occupazione dei posti letto in terapia intensiva e il 18% in area non critica. Nelle altre regioni il dato e’ stabile o in leggero calo, in alcuni casi anche a causa dell’attivazione di nuovi posti letto nei reparti, che fanno cosi’ diminuire le percentuali di occupazione.