Da domani passeranno in zona gialla quattro regioni, Lombardia, Piemonte, Lazio e Sicilia. La conferma è arrivata dal presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, al quale è stata comunicata la decisione del ministero dopo l’aumento dei contagi e dell’incidenza del virus a livello nazionale (leggi l’articolo). Sale a 11, dunque, il numero delle regioni attualmente in zona gialla.
“Anche la Sicilia, come ho anticipato nei giorni scorsi, entra in fascia gialla. Rispetto a un anno fa e nonostante la massa enorme di contagi, potrebbe apparire una minima restrizione. Ma io voglio fare ancora appello a tutti i siciliani: è tempo di rispettare le regole che conosciamo da due anni. I nostri cittadini hanno mostrato di essere responsabili, lo conferma l’aumento delle vaccinazioni in questi ultimi giorni. Possiamo vivere la nostra socialità serenamente: basta farlo con accortezza”, ha detto il governatore.
Situazione più grave in Calabria dove da oggi, in 11 comuni della provincia di Reggio, scatterà per 8 giorni la zona arancione. Si tratta di Campo Calabro, Cinquefrondi, Ferruzzano, Galatro, Laureana di Borrello, Melicucco, Rizziconi, Roghudi, Rosarno, San Roberto e Taurianova. Lo ha stabilito, con un’ordinanza, il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, spiegando che c’è una “situazione di rischio di espansione epidemica”.
La decisione del ministro della Salute Roberto Speranza, di variare i colori di ulteriori 4 regioni, è legata all’aumento dei contagi e soprattutto dell’incidenza settimanale a livello nazionale che continua ad aumentare rapidamente: 783 per 100.000 abitanti (24/12/2021 – 30/12/2021) rispetto a 351 per 100.000 abitanti (17/12/2021 – 23/12/2021). Nel periodo 7 dicembre – 20 dicembre, l’Rt medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1,18 (range 1,13 – 1,22), leggermente in aumento rispetto alla settimana precedente ed ancora al di sopra della soglia epidemica.
È stabile, ma ancora sopra la soglia epidemica, l’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero, con un Rt all’1,11. In aumento il tasso di occupazione in terapia intensiva: è al 12,9% (rilevazione al 30 dicembre) rispetto al 10,7% (al 23 dicembre). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale al 17,1% dal 13,9% precedente. Due Regioni/PPAA sono classificate a rischio alto, 18 Regioni/PPAA risultano classificate a rischio moderato secondo il DM del 30 aprile 2020.
Tra queste, sette Regioni/PPAA sono ad alta probabilità di progressione a rischio alto. Una Regione/PA è classificata a rischio basso. In forte aumento il numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (124.707 rispetto ai 62.669 della settimana precedente). La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è in diminuzione (21% rispetto al 27% della scorsa settimana). È in aumento la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (48% vs 45%) e aumenta anche la percentuale di casi diagnosticati attraverso attività di screening (31% vs 28%).
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità “l’aumento rapido e generalizzato del numero di nuovi casi di infezione si conferma in Italia per la decima settimana consecutiva. A livello nazionale l’incidenza settimanale ha superato i 750 casi per 100mila abitanti. La velocità di trasmissione nella settimana di monitoraggio si mantiene al di sopra della soglia epidemica nella maggior parte delle regioni Italiane”.
“L’attuale scenario di crescita dell’utilizzo dei servizi ospedalieri osservato nell’ultima settimana – ha riferito l’Iss facendo il quadro della diffusione dei contagi nelle varie regioni -, associato alle progressive evidenze che arrivano da altri Paesi Europei, rende necessario invertire la tendenza per evitare condizioni di sovraccarico dei servizi sanitari, già oggi fortemente impegnati. L’epidemia si trova in una fase delicata ed un ulteriore rapido aumento nel numero di casi nelle prossime settimane è altamente probabile”.
Per l’Iss, quindi, “è necessario il rigoroso rispetto delle misure comportamentali individuali e collettive”, oltre a “una più elevata copertura vaccinale, in tutte le fasce di età, anche quella 5-11 anni, il completamento dei cicli di vaccinazione e il mantenimento di una elevata risposta immunitaria attraverso la dose di richiamo, con particolare riguardo alle categorie indicate dalle disposizioni ministeriali, rappresentano strumenti necessari a contenere l’impatto dell’epidemia anche sostenuta da varianti emergenti”.