Stai a vedere che lo smart working non è il paradiso dei fannulloni ma, al contrario, funziona e riesce anche ad essere un argine contro la pandemia. Questo almeno è il pensiero diffuso in Europa dove sempre più Paesi stanno ripristinando massicciamente il lavoro agile. In prima fila c’è la Germania del cancelliere Olaf Scholz che, di pari passo con un lockdown per non vaccinati, ha disposto il ricorso massiccio allo smart working.
Due misure che hanno raffreddato la curva epidemiologica che soltanto una decina di giorni fa sembrava impetuosa e inarrestabile, mentre ora appare gestibile. Emblematico è il caso del Portogallo che, vedendo cosa accadeva nel Regno Unito per via della variante Omicron, ha giocato d’anticipo ripristinando il lavoro agile a tempo di record e ben prima di veder arrivare lo tsunami della quarta ondata. Una mossa risultata decisiva tanto che il Paese, il quale ha una delle più alte percentuali di vaccinati al mondo, al momento se la passa molto meglio rispetto a tutto il resto dell’Ue.
IN CONTROTENDENZA. Ma sono molti i Paesi Ue che hanno già riabbracciato il telelavoro e molti altri pensano di farlo nel breve. Uno su tutti è la Francia dove i contagi giornalieri sono ormai stabilmente compresi nella forchetta tra i 150mila e i 200mila. Proprio per questo Emmanuel Macron ha già reintrodotto lo smart working e dato input di sanzionare le aziende che non renderanno possibile tale modalità. Ma se tanti Paesi stanno riscoprendo il lavoro agile, non si può dire altrettanto per l’Italia.
Malgrado i consigli degli esperti e le richieste dei lavoratori, a fare muro è il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta che al Messaggero ha rivendicato il suo No: “Il 15 ottobre abbiamo detto addio alla sperimentazione di massa dello smart working emergenziale”. Una modalità che, per il momento, resta chiusa nel cassetto anche se il ministro ha detto che “basterebbe una mia circolare per invitare le amministrazioni a fare scelte opportune”, precisando che comunque non sarebbe una misura per tutte perché “alcune avranno bisogno del lavoro agile, altre no”.
Quel che è certo è che Brunetta non è un fan dello smart working. Fin dal suo insediamento lo ha più volte criticato e a ottobre lo ha sospeso perché, a suo dire ma la tesi è stata smentita dagli esperti, ne avrebbe benficiato il Pil.