di Oscar Valori
La ricchezza della Lombardia? Gli immigrati. Lo dicono i numeri: i posti di lavoro creati, le nuove imprese iscritte alla Camera di commercio, il saldo tra dare e avere in banca. Eppure la politica continua a tenere a distanza il problema. E per l’assessore regionale alla sicurezza Simona Bordonali ”le tematiche dell’immigrazione in Lombardia sono fortemente legate al problema della mancanza di lavoro. È in grande crescita anche la percentuale degli stranieri disoccupati, salita al 14,4 per cento. Dunque è prioritario offrire risposte occupazionali alle centinaia di migliaia di Lombardi e agli stranieri integrati rimasti senza lavoro, prima di accogliere nuovi flussi migratori”. Una dichiarazione che richiama a pieno titolo il più classico armamentario leghista. E sembra preannunciare in tal senso una possibile mossa politica da parte della Regione guidata dal leader della Lega, Roberto Maroni. Il dato però resta inequivocabile: la forza lavoro straniera sta rappresentando, per l’Italia come per Lombardia, un piccolo punto fermo che riduce significativamente le dimensioni di un tracollo economico generale.
Numeri che parlano chiaro
Non è l’opposizione di sinistra a dirlo, ma i dati di più ricerche indipendenti. A cominciare da quella della lombarda Camera di Commercio di Milano, che analizza i dati reali del registro-imprese relativi al secondo trimestre 2012 (titolare non nato in Italia o con controllo di proprietà a maggioranza di persone non nate in Italia). Sono oltre 187 mila i posti di lavoro creati dalle 80 mila imprese con titolare straniero che hanno sede in Regione, pari al 4,3% del totale degli occupati creati dalle imprese lombarde nel settore privato (la media nazionale è appena del 3,7%). La Lombardia più “avvantaggiata” dunque, rispetto ad altre regioni, dalla presenza straniera. Passando poi alle sole ditte individuali, emerge come il numero di lavoratori pari a 92 mila unità rappresenti ben il 14,5% dell’occupazione creata dal totale delle ditte individuali della Lombardia. La stessa Milano, sede del Pirellone e dell’assessorato di Simona Bordonali, è la prima provincia italiana per numero di addetti creati da imprese straniere (l’11,1% del dato complessivo nazionale). Seguono, tra le prime 10 in classifica, altre province lombarde: Brescia al 5° posto con circa 24 mila posti di lavoro e Bergamo al nono con oltre 17 mila posti. “La Lombardia è stata fino ad oggi un modello di integrazione”, ha ammesso lo stesso Assessore Bordonali. Vivono sul territorio circa 1.129.000 immigrati, che corrispondono al 23,2 per cento del totale nazionale. Presenti dunque, occupati, e importanti per l’economia regionale.
Flussi in crescita
Così come sembra confermare indirettamente un secondo rapporto, elaborato dallo stesso “Orim”, l’Osservatorio regionale sull’immigrazione e multietnicità, che dà le dimensioni del “peso specifico” di questa forza lavoro. Dal 2000 ad oggi infatti gli immigrati in Lombardia sono passati da 400.000 a 1.200.000 unità, un incremento numerico pari all’intera provincia di Varese.
Un’ultima conferma arriva da Infocamere, che parla di un 6,2% di imprese straniere registrate in Italia. E se queste ultime, nel primo semestre 2013, sono cresciute di 9.845 unità, il dato totale nazionale registra un saldo negativo di oltre 5mila imprese. E ancora una volta la centralità, per l’economia lombarda, del lavoro extracomunitario. Con 75.261 imprese infatti la Regione ospita il 20% di tutte le imprese non appartenenti a cittadini dell’Unione Europea presenti in Italia. Con buona pace di ogni “sparata” elettorale. Marocchini e senegalesi si scoprono particolarmente abili nel commercio, mentre l’edilizia è territorio esclusivo di albanesi e tunisini. E infine il peso preponderante di “Mister Hu”, l’imprenditore cinese tipo, nel campo manifatturiero (le oltre 16mila imprese in Italia rappresentano il 58% di tutta le iniziative individuali immigrate del settore).