Questa settimana ci dedichiamo a Rai 2, la rete cadetta della tv di Stato, fresca di festeggiamenti del 60° anniversario. Il secondo canale ha attraversato varie fasi della storia del servizio pubblico e forse in questi ultimi anni ne simboleggia meglio la crisi. Perché questo? Perché almeno da 20 anni a questa parte, dai tempi cioè in cui la Rai era governata da Pier Luigi Celli e Roberto Zaccaria, una delle mission di Viale Mazzini era quella di contattare il pubblico giovane attraverso una rete televisiva; e a chi toccava l’arduo compito? Sempre a Rai 2, e questo già dalla fine degli anni ‘90.
In parte gli ultimi anni d’oro di Rai 2 coincisero proprio con quel periodo, ovvero quando andò in mano a Carlo Freccero che la trasformò in una rete corsara, dura, politicamente battagliera e antiberlusconista. Paradossalmente una scelta così radicale consentì alla rete di attraversare un momento di centralità nella narrazione politica mai più ripetuto in futuro. Rai 2 diventò un po’ una nuova Rai 3, con i programmi di Santoro, della Dandini, di Luttazzi e di altri protagonisti della tv di quegli anni.
Effettivamente Freccero riuscì a ringiovanire il profilo di quella televisione e a ottenere il risultato. Il problema è che lo ottenne inserendo il canale nell’arena politica e chiaramente, con il cambio della guardia e l’avvento al governo nel 2001 di Berlusconi, questo schema non era più funzionale ai nuovi equilibri politico-istituzionali. Successivamente la rete attraversò varie fasi con altre direzioni, tra cui quella a base leghista di Antonio Marano, che successe proprio a Freccero nel 2002 e che portò prodotti interessanti consolidando la figura di Simona Ventura come simbolo del canale.
In questo periodo nacque L’isola dei famosi ma anche Quelli che… il calcio andava molto bene così come l’esperimento La grande notte del lunedì sera. Nel 2006, durante la seconda gestione Marano, il ritorno di Santoro con Annozero per un po’ riconferì alla rete quella centralità narrativa che aveva perso, ma, una volta che Santoro nel 2011 se ne andò di nuovo per poi approdare a La7, iniziò un progressivo declino. Questo non perché il solo Santoro fosse l’elemento salvifico, ma perché i direttori successivi, che hanno tentato di rivitalizzarla con impegno, onestà intellettuale e anche budget importanti, non sono riusciti a centrare quel percorso auspicato dal punto di vista editoriale.
Tra l’altro proprio in questi giorni il Sole 24 Ore ha pubblicato dati Auditel, elaborati dallo Studio Frasi, da cui si evince che il 30% degli under 25 nell’ultimo anno ha abbandonato letteralmente la tv così come il 24% della fascia 25-34 anni. Quindi in tutti questi anni la Rai ha tentato attraverso Rai 2 di contattare questa platea senza però accorgersi che i giovani si stavano staccando progressivamente dai media tradizionali.
Venendo agli ascolti, secondo i dati di OmnicomMediaGroup vediamo che nel 2021 la rete ora diretta da Massimo Lavatore (nella foto) ha tenuto una media giornaliera di 634.395 spettatori con il 5,2% di share: c’è stato un calo di spettatori rispetto a 2020 e 2019 ma lo share, sul 2020, è aumentato e, proprio nella fascia incriminata 20-24 anni, si è issato al 4%, niente male, anche grazie al traino delle Olimpiadi estive. La platea è per lo più maschile (5,5% di share vs 4,9% delle donne) e over 65 (6,4% di share).
Per quel che riguarda il titolo di studio, primo posto per il target laureati (5,6% di share) mentre territorialmente i gradimenti sono equamente distribuiti, con picchi di share in Friuli V.G. (6,8%), Piemonte (6,2%) e Basilicata (6,1%) e punti più bassi in Abruzzo (4,3%), Campania (4,3%) e Sicilia (4,3%). C’è da giurare che Marinella Soldi e Carlo Fuortes le tenteranno tutte per rilanciare Rai 2 ma non sarà semplice. Soprattutto se la rete diventa una sorta di timida riserva indiana sovranista.