La procura generale della Corte di Cassazione, guidata da Giovanni Salvi, contro la ministra della Giustizia Marta Cartabia: “Informare l’opinione pubblica non è manifestazione della libertà di espressione del magistrato ma è un preciso dovere d’ufficio come più volte affermato anche dalle fonti europee”.
Il riferimento è al decreto legislativo “sulla presunzione di innocenza” approvato alcune settimane fa dal Consiglio dei ministri, che impone pesanti restrizioni alla comunicazione delle autorità giudiziarie, prevedendo – tra le altre cose – che “la diffusione di informazioni sui procedimenti penali” sia consentita “solo quando è strettamente necessaria per la prosecuzione delle indagini” e che le conferenze stampa dei procuratori capi possano tenersi solo “nei casi di particolare rilevanza pubblica dei fatti”.
Si tratta, nei fatti, di un vero e proprio bavaglio agli investigatori che ha effetti impliciti sull’attività dei cronisti. Dopo l’allarme lanciato nelle scorse settimane dall’Associazione nazionale magistrati, dunque, ora arriva la missiva della procura generale presso la Suprema corte.
“La nuova disciplina richiede agli uffici del pubblico ministero un approccio uniforme consapevole al diritto di informazione”, ricorda la procura generale, evidenziando che “l’informazione deve essere rispettosa della dignità della persona e dunque degli imputati delle vittime di tutti coloro che prendono parte al processo; essa deve essere corretta e non basarsi su canali privilegiati”. Una bocciatura totale da colleghi a collega.