“Non voglio mancare di rispetto a nessuno” ma “tutti hanno notato il cambio di passo con l’arrivo di Roberto Gualtieri a sindaco di Roma”. Chissà se Enrico Letta spera che a forza di ripetere questo concetto, anche a dispetto dei magri risultati che sono sotto l’occhio di tutti, qualcuno possa davvero convincersene. Se questo è l’intento, l’operazione appare a dir poco ardua visto che basta un rapido sguardo allo stato in cui versa la Capitale per affermare che il cambio di passo sbandierato lo vede solo il segretario del Partito democratico.
Intendiamoci non c’è nulla di male nel volerlo sostenere, in fin dei conti la politica è anche questo, ma ad oggi la città più che vivere la rivoluzione dem appare ostaggio di promesse elettorali irreali – almeno nelle tempistiche –, come quella relativa alla pulizia straordinaria della Capitale entro Natale, e di azioni che venivano definite urgenti ma che sono ancora ferme al palo, una su tutte il nodo degli impianti di smaltimento e trattamento dei rifiuti di cui si è letteralmente persa traccia. Cosa ancor più grave mentre queste delicate questioni sono via via sparite dai radar, altre sono state portate a termine sollevando un vespaio di polemiche.
È il caso di quello che era stato etichettato come “bonus anti fannulloni” di Ama ma che proprio per via delle furibonde critiche è stato rivisto con il più classico dei dietrofront, oppure al più recente caso degli aumenti di stipendio per i top manager del Campidoglio contro cui ha puntato il dito il consigliere M5S Paolo Ferrara spiegando che “Roma soffoca nella monnezza e Gualtieri aumenta gli stipendi” con l’amministrazione che “riempie il conto in banca di chi guadagna 20 mila euro lordi al mese”. Come se non bastasse, le poche cose fatte sono spesso frutto del lavoro della precedente amministrazione anche se ciò non ha impedito ai dem di provare comunque ad intestarsene la paternità.
È successo con la gara per le nuove sette linee di tram annunciata dall’assessore alla Mobilità Eugenio Patanè ma che secondo la consigliera M5S Linda Meleo altro non è che quella “che abbiamo lanciato a inizio della primavera di quest’anno” e che “è stata già aggiudicata durante l’Amministrazione Raggi”. Copione simile anche con la riapertura della stazione di Vigna Clara che è stata annunciata dai dem ma che arriva al termine di un iter avviato quasi due anni fa dall’ex sindaca Virginia Raggi.
L’UNICA SVOLTA. Stai a vedere che l’unico cambio di passo è stato quello nei rapporti tra il Campidoglio e le istituzioni. Già perché mentre la Raggi per ottenere quanto le spettava doveva sbattere i pugni sul tavolo, a Gualtieri sembra andare decisamente meglio. Un cambiamento drastico apparso evidente già nel giorno del suo approdo al Campidoglio quando a far rumore è stato lo stanziamento di 1,5 miliardi di euro per il Giubileo 2025, inseriti a sorpresa in manovra.
Pochi giorni dopo il bis con la Camera che ha approvato un subemendamento al decreto Infrastrutture che autorizza Roma Capitale a stipulare una convenzione con Anas per realizzare interventi per la messa in sicurezza e la manutenzione straordinaria delle strade di Roma. Più recentemente pure l’apertura ai poteri speciali che la Raggi chiede da anni. Cooperazione a cui non si è sottratta neanche la Regione Lazio con Nicola Zingaretti che ha elogiato il piano rifiuti di Gualtieri e addirittura lo ha liberato dall’incubo del commissariamento, malgrado il nodo impiantistico sia rimasto irrisolto.