Mentre giornali e tv spacciano le bufale per notizie – tipo l’Italia Paese dell’anno grazie a Draghi – i dati veri e certificati sono ignorati da quasi tutti. A leggere i numeri dell’Anpal (qui il focus), la più grande azione di welfare vista in Italia da decenni – il Reddito di cittadinanza – non è affatto vero che ha fallito nel mettere in moto il mercato del lavoro.
Un dato che per molti può apparire scioccante, in quanto una retorica quotidiana ha distrutto l’immagine di questo sussidio, tenendo meticolosamente il conto degli abusi – li chiamano “i furbetti del Reddito” – per quanto in linea col numero dei falsi invalidi, per non parlare dei lavoratori in nero, dell’evasione fiscale o dei contributi presi senza averne diritto da un mare di imprese.
Il Reddito di cittadinanza, d’altra parte, sconta un peccato originario: l’hanno voluto i 5 Stelle, e perciò va demolito a prescindere, anche se la totalità delle risorse impiegate torna al sistema economico sotto forma di consumi. E con i dati di ieri cade l’ultima bugia: il 40% dei percettori del sussidio in condizioni di lavorare ha trovato qualche impiego, persino in mezzo a una pandemia che ha falcidiato gli occupati.
Certo, in molti casi si è trattato di lavoretti e a tempo determinato, ma moltissime persone non hanno un’adeguata formazione professionale, e considerato il degrado dei nostri Centri per l’impiego e la guerra fatta dalle Regioni ai navigator (colpevoli di non essere selezionati con i soliti sistemi clientelari) il risultato finale è lusinghiero. Anche se le destre e i loro trombettieri continueranno a dire il contrario.