Il Natale è alle porte ed il premier Draghi non ha nessuna intenzione di far impennare i nuovi contagi da coronavirus. Quindi l’Italia sarà blindata per le festività natalizie. Non solo: il governo ha deciso di prorogare fino al 31 marzo il Green Pass rafforzato in zona bianca che scadeva invece il 15 gennaio. Un stretta ulteriore decisa per tentare di frenare la risalita della curva epidemiologica. Chi arriva in Italia da tutti i Paesi dell’Unione Europea e non è vaccinato dovrà rimanere in quarantena per cinque giorni oltre ad effettuare un test antigenico nelle 24 ore precedenti all’ingresso, oppure molecolare nelle 48 ore precedenti.
Il test diventa obbligatorio anche per i vaccinati. Insomma l’Italia va per la sua strada. Ma all’Ue e a Ursula von der Leyen (nella foto) questa scelta non va giù. Così “quando gli Stati membri introducono condizioni aggiuntive o rendono le norme più Severe, come nel caso dell’Italia e forse del Portogallo“, questa scelta “dev’essere giustificata sulla base della situazione reale”. Lo ha detto la vicepresidente della Commissione europea e Commissaria alla Giustizia, Vera Jourová, rispondendo a una domanda sull’introduzione del tampone obbligatorio – anche per i vaccinati – per chi dall’Europa si reca in Italia, decisa martedì dal Consiglio dei ministri allo scopo di evitare l’importazione di casi di variante Omicron del Covid-19.
“Immagino che se ne parlerà al Consiglio europeo” in programma giovedì, ha anticipato Jourová, “perché queste decisioni individuali degli Stati minano la fiducia delle persone sul fatto che le condizioni siano uguali ovunque in Ue”. La Commissaria ricorda infatti che il regolamento della Commissione sul Green Pass europeo prevede che i cittadini europei siano autorizzati a viaggiare in tutta l’Unione senza restrizioni nel caso in cui siano vaccinati, siano in possesso tampone negativo o di un certificato che ne attesti l’avvenuta guarigione dal Covid.
Il certificato Ue, precisa, “non è morto” ed “è uno dei progetti di maggior successo dell’Unione negli ultimi anni perché aiuta le persone a viaggiare, il turismo a sopravvivere e i servizi ad andare avanti”: gli Stati membri, dice, hanno il potere di introdurre requisiti aggiuntivi al Green Pass, ma l’auspicio è che scelte di questo tipo non facciano “morire il certificato”.
IL PROVVEDIMENTO. Nello specifico il provvedimento prevede che chi arriva da “Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria, Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera, Andorra, Principato di Monaco” e non è vaccinato rimanga 5 giorni in isolamento fiduciario. Chi invece ha ricevuto il vaccino deve aver effettuato il test prima di entrare in Italia.
La regola vale anche per gli italiani che vanno all’estero al momento di tornare in patria. Per chi arriva da tutti gli altri Stati, italiani compresi, se non si è vaccinati la durata della quarantena è di 10 giorni. Chi invece è vaccinato deve effettuare “un test molecolare nelle 72 ore antecedenti all’ingresso” oppure “un test antigenico nelle ventiquattro ore antecedenti all’ingresso”. Per chi arriva “dalla Gran Bretagna e dall’Irlanda del nord il test molecolare deve essere effettuato nelle 48 precedenti all’ingresso”. Rimane la possibilità di andare all’estero in sicurezza per motivi turistici attraverso i corridoi Covid free “operativi verso Aruba, Maldive, Mauritius, Seychelles, Repubblica Dominicana ed Egitto”.