Segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, cosa potrebbe convincervi a rinunciare allo Sciopero generale?
“Una discussione sulla riforma fiscale che vada nel senso delle richieste fatte dal sindacato e un’apertura della discussione su quali interventi possano essere fatti sulla Fornero. Su questi temi siamo sempre pronti al dialogo”.
Il Governo sostiene che il 47% dei 7 miliardi destinati al taglio dell’Irpef andranno ai redditi più bassi.
“Si parla di una riforma fiscale generale. Il primo atto sul fisco di questo Governo, ricordiamo, è stato il condono. In un Paese in cui l’evasione fiscale ammonta a 110 miliardi. Ci è stato detto che questa riforma dell’Irpef è il primo passo verso una riforma complessiva. Noi abbiamo chiesto che il primo passo debba tenere in considerazione le fasce più deboli. Se noi valutiamo solo l’aliquota Irpef, verifichiamo che ci sono le stesse cifre di sconti fiscali per chi guadagna 25mila euro e chi ne guadagna 80mila. Nelle fasce che riguardano tutti i lavoratori e i pensionati fino a 20mila euro non ci sono interventi per i giovani, per i part time, per i precari. Se poi alle aliquote Irpef aggiungiamo le esenzioni vorrei ricordare che il miliardo e mezzo di cui si parla è un intervento straordinario che ci sarà solo un anno. Non ci sono interventi strutturali sulla parte più povera di questo paese. Mentre ce ne sono su chi guadagna molto di più”.
Come bisognava intervenire?
“Con un intervento sul cuneo fiscale che abbattesse il costo del lavoro e aumentasse il potere d’acquisto dei lavoratori. Il premier e la politica hanno parlato di una riforma strutturale del fisco. Ebbene, quando si parla di riforma strutturale che richiamando la Costituzione dev’essere progressiva, preferiremmo si partisse dalle fasce più basse. E non con interventi spot”.
Delusi su fisco e pensioni.
“Avevamo fatto un incontro con Draghi che si era preso un impegno per capire se dentro la Manovra ci fossero spazi aggiuntivi rispetto ai 600 milioni previsti per le pensioni. E poi c’era la parola per far partire un altro tavolo che avrebbe affrontato la riforma strutturale della Fornero. Il primo non si è mai riunito. Laddove avremmo voluto parlare di Ape social, di lavori usuranti concedendo a chi li svolge di andare prima in pensione, delle donne e del loro diritto a vedersi riconoscere il lavoro di cura che spesso fanno. E poi le pensioni dei giovani: come creare una pensione di garanzia. E ancora: lavoratori precoci, dando la possibilità a chi ha 41 anni di contributi di andare in pensione a prescindere dall’età anagrafica, e previdenza integrativa. Anche l’altro tavolo non è mai partito”.
In ballo c’è pure il provvedimento sulle delocalizzazioni.
“Forse si è perso in qualche corridoio del Mise. Noi poniamo il problema della responsabilità sociale delle imprese rispetto ai territori nei quali sono insediate. Va limitata la logica del massimo profitto che genera spesso incidenti e morti sul lavoro. Col Governo vorremo parlare di tutto questo: delocalizzazione; interventi per limitare la precarizzazione del lavoro; ricerca di uno strumento che metta insieme contratto e formazione per i giovani”.
Lei ha invitato la politica a uscire dai Palazzi.
“Abbiamo proclamato una giornata di mobilitazione, prevista dalla Costituzione e pagata dai lavoratori, per ricordare che c’è una parte dell’Italia che soffre. C’è un distacco tra il Paese reale e quello che avviene nelle aule parlamentari. Noi ci siamo fatti carico della sofferenza di precari, di lavoratori part time, delle donne che hanno perso il lavoro. Che ci hanno chiesto di andare avanti e di raccontare che il Paese non è solo Pil al 6%, non tutto rose e fiori ma periferie e preoccupazioni per il futuro. E anche disperazione di chi perde il posto di lavoro con un sms”.
Manifestare è un diritto, ha detto, e non un atto di irresponsabilità. Parlava anche alla Cisl?
“No, non do giudizi sugli altri sindacati che rispetto. Ma chiedo altrettanto rispetto per le mie decisioni. La stampa ha imbracciato le armi per fucilare un diritto riconosciuto dalla Costituzione. Noi il 16 saremo in piazza sempre più convinti. E una prima vittoria l’abbiamo ottenuta: portare il Paese a riflettere se il modello di sviluppo che vogliamo debba tenere in considerazione anche chi rimane indietro”.