Il Natale è alle porte e la situazione della pandemia non promette nulla di buono. Alcuni Paesi infatti vivono in questi giorni l’ondata di SarsCov2 più difficile. E’ il caso della Germania, che sta registrando il record di vittime per covid degli ultimi dieci mesi. Il Paese che è più in difficoltà, infatti, ha registrato 527 decessi nelle ultime 24 ore, il numero più alto dal 12 febbraio scorso. Il totale delle vittime arriva così a 104.047. Sta però decelerando il tasso di incidenza dei casi settimanali, calato da 432 a 427 contagi per 100mila abitanti. Sono 69mila i nuovi casi registrati dal Robert Koch-Institut.
Il nuovo cancelliere Olaf Scholz (nella foto) ha intanto scelto come ministro della Salute il medico epidemiologo Karl Lauterbach che sarà chiamato a finalizzare l’obbligo di vaccinazione anti-Covid per tutto il personale sanitario, compreso quello di assistenza agli anziani, e a dare indicazioni nel dibattito parlamentare sulla possibilità di un obbligo allargato per tutti i cittadini.
Ma anche la Gran Bretagna non se la passa benissimo. Il primo ministro Boris Johnson, infatti, sta per annunciare una serie di nuove restrizioni per limitare i danni causati dalla nuova variante: la Omicron. Alcuni alti funzionari governativi hanno riferito al Financial Times che il governo ha deciso di implementare il cosiddetto ‘Piano B’, compreso l’obbligo di un passaporto vaccinale per frequentare i luoghi pubblici e una nuova ordinanza per il lavoro da casa.
La decisione giungerebbe dopo giorni nei quali Downing Street è stata al centro delle polemiche a causa dei party natalizi che vi si sarebbero tenuti lo scorso anno, infrangendo le regole imposte con la pandemia. E’ infatti stato diffuso dall’emittente Itv un video che mostra l’allora responsabile stampa di Johnson, Allegra Stratton, il consigliere Ed Oldfied e altro personale che scherzano su “una festa immaginaria” durante una conferenza stampa di prova il 22 dicembre, senza la presenza dei media. Ma anche la Francia è in difficoltà in questi giorni.
LA FRANCIA ARRANCA. Sono tornati a crescere i casi e i ricoveri come non si vedevano da un anno. La Sanità pubblica francese parla di numeri che non si raggiungevano da novembre 2020. Anche il tasso di incidenza è in costante aumento, con 979 casi ogni 100mila persone nella fascia 6-10 anni. Nel tentativo di contenere l’epidemia, dopo aver lanciato l’operazione “Salviamo le feste” nelle scorse settimane, il governo sta puntando sulla vaccinazione: due giorni fa sono state iniettate 687mila dosi di richiamo, un record. Nel frattempo, però, gli ospedali sono tornati ad essere sotto pressione.
Intanto l’Austria, il primo Paese a tornare in lockdown totale, si va verso la fine del blocco per i vaccinati e guariti, mentre proseguirà per i no vax. Il 13 dicembre per gli immunizzati apriranno non solo i negozi, ma anche i ristoranti, gli alberghi e i mercatini di Natale. Vienna – ha annunciato il sindaco Michael Ludwig – riaprirà i ristoranti e hotel solo il 20 dicembre. Anche perché la situazione sanitaria resta critica con il record di ricoveri in terapia intensiva: attualmente sono occupati 670 letti, si tratta del numero più alto nel 2021.
Nelle ultime 24 ore sono deceduti 77 pazienti Covid. Si deve tornare indietro di undici mesi per trovare un valore simile. I nuovi casi sono invece 4.233. Ma d’altronde l’Agenzia europea per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) è stata chiara: “La situazione è molto grave” con “alti livelli di trasmissibilità” del Covid. Tanto che secondo l’Agenzia se non si farà qualcosa, spingendo le vaccinazioni e tornando ad adottare con rigore mascherine e distanziamento sociale, le cose potrebbero mettersi anche peggio con l’arrivo delle celebrazioni di fine anno, quando i contatti tra le persone aumenteranno.
Anche se l’Organizzazione mondiale della Sanità chiarisce che l’obbligo di vaccino deve restare “l’ultima spiaggia”. Fatto sta che al momento i numeri delle somministrazioni non rispecchiano la preoccupante situazione pandemica: solo il 66% degli europei è completamente vaccinato e questo, ha evidenziato la commissaria europea per la Salute, Stella Kyriakides, “non è abbastanza”. Anche considerando che nell’Est Europa il tasso di vaccinazione complessivo è ancora inferiore al 55 per cento. E i gruppi di Paesi come Bulgaria, Romania, Slovacchia, Croazia, Polonia e Slovenia “meno vaccinati rappresentano un rischio per l’Ue nel suo insieme”, dando “respiro alle varianti più severe e trasmissibili”.