Ci sono voluti 22 mesi, ma Patrick Zaki è finalmente libero. Lo studente, dopo la decisione provvisoria di ieri del tribunale di Mansura (leggi l’articolo), è stato scarcerato in tarda mattinata. A renderlo noto è stata la ong Eipr per cui lavorava, postando una foto del giovane appena liberato (qui il tweet). Appena uscito dal commissariato a Mansura Zaki ha abbracciato la madre. “Tutto bene” le sue prime parole.
“Aspettavamo di vedere quell’abbraccio da 22 mesi e quell’abbraccio arriva dall’Italia, da tutte le persone, tutti i gruppi e gli enti locali, l’università, i parlamentari che hanno fatto sì che quell’abbraccio arrivasse” ha detto l’Ansai il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury. “Un abbraccio – dice Noury – soprattutto ai mezzi di informazione che hanno tenuto alta l’attenzione per questi 22 mesi. Ora che abbiamo visto quell’abbraccio aspettiamo che questa libertà non sia provvisoria ma sia permanente. E con questo auspicio arriveremo al primo febbraio, udienza prossima”.
باتريك خرج Patrick has been just released! pic.twitter.com/vp0GQ83UOv
— المبادرة المصرية للحقوق الشخصية (@EIPR) December 8, 2021
Dopo ventidue mesi Zaki torna libero. Ma la sua odissea non è finita
Dopo ventidue mesi di reclusione, Patrick Zaki torna in libertà. Questo quanto deciso dal giudice monocratico di Mansura, in Egitto, durante la terza udienza del processo nei confronti dello studente Erasmus dell’università di Bologna. Per quanto il processo sia tutt’altro che concluso, con la sentenza che potrebbe arrivare nell’udienza del primo febbraio, la scarcerazione di Zaki è comunque una notizia positiva che davvero nessuno si sarebbe aspettato. Anzi alla vigilia del processo, tanto dai familiari quanto da Amnesty International trapelava solo pessimismo.
LA GRANDE GIOIA. Come già successo nelle precedenti udienze, presente in aula lo studente, apparso piuttosto agitato, con indosso la divisa bianca dei carcerati egiziani. A sostenerlo gli amici dell’ong Eipr, la sorella Marise, il padre e, per la prima volta da mesi, anche la mamma. Prima ancora che l’udienza avesse inizio, l’aria era a dir poco tesa anche perché molti davano per possibile addirittura la sentenza. Nulla di più sbagliato perché il giudice, dopo pochi minuti, ha disposto la scarcerazione di Zaki e il rinvio dell’udienza.
Una mossa che ha immediatamente scatenato l’euforia di tutti i presenti, con il padre del ragazzo che ha abbracciato anche i due diplomatici italiani presenti a Mansura e li ha ringraziati per l’impegno dell’Italia. “Vi siamo molto grati per tutto quello che avete fatto”, ha detto George Zaki. Malgrado questa buona notizia, l’odissea giudiziaria di Zaki non è ancora finita. Nei suoi confronti, infatti, restano invariate tutte le accuse che potrebbero costargli fino a cinque anni di reclusione. Al giovane, infatti, viene sostanzialmente la diffusione di notizie dannose contro lo Stato egiziano via Internet e, con un capo d’accusa aggiunto nel corso del procedimento, di fare parte di un gruppo terroristico.
LA SVOLTA. Quel che è certo è che la soluzione al caso è ancora lontana come anche il fatto che i recenti passi in avanti non sono stati frutto del caso. A sbloccare l’impasse sono stati una serie di fattori, a partire dalla pressione internazionale fatta nei confronti del Cairo da Roma. Dalla proposta popolare di conferire la cittadinanza italiana al ragazzo, fino al lavoro – spesso silenzioso – portato avanti dalla Farnesina.
Proprio quest’ultimo, secondo quanto filtra in queste ore, sarebbe alla base dell’inattesa scarcerazione che avviene proprio al culmine di una serie di incontri tra il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e il suo omologo egiziano, Sameh Shoukry. Che le cose stiano così lo si evince anche dalle parole del titolare della Farnesina che, su Twitter, ha scritto: “Primo obiettivo raggiunto: Patrick Zaki non è più in carcere. Adesso continuiamo a lavorare silenziosamente, con costanza e impegno. Un doveroso ringraziamento al nostro corpo diplomatico”.