Il governo dei Migliori già balbetta sull’attuazione del Recovery Plan, accumulando i primi ritardi. Peraltro su uno dei fiori all’occhiello, quella digitalizzazione per cui Mario Draghi ha voluto al suo fianco un profilo fidatissimo, come il manager Vittorio Colao (nella foto). Il Polo strategico nazionale (Psn), pilastro per mettere in piedi il cloud delle Pubbliche amministrazioni, è stato rimandato di qualche mese. Il progetto è slittato, quasi sottotraccia, nonostante le buone intenzioni manifestate dal ministro dell’Innovazione e della transizione digitale Colao.
Entro luglio 2021, infatti, si puntava a bandire la gara per scegliere il gestore della nuova infrastruttura, indicando come soluzione un partenariato tra pubblico e privato. A dicembre, invece, è ancora tutto fermo. La data è stata spostata all’inizio del nuovo anno, visto che il bando dovrebbe essere pronto a gennaio. Il Polo è una partita economica che fa gola a molti, tanto da creare varie alleanze, come quelle Tim-Google, Fincantieri-Amazon, Leonardo-Microsoft e di Engineering-Fastweb.
Ma di cosa si parla nello specifico? Il Psn è l’architrave del cloud, che a sua volta è uno dei pezzi fondamentali del Piano di ripresa e resilienza. L’obiettivo è ambizioso: la migrazione del 75 per cento dei servizi, entro il 2026, della Pubblica amministrazione nella struttura centralizzata. “Il Polo sarà distribuito geograficamente sul territorio nazionale presso siti (quattro, ndr) opportunamente identificati, per garantire adeguati livelli di continuità operativa e tolleranza ai guasti”, spiega il sito ufficiale.
L’obiettivo è quello di ospitare i dati e i servizi critici e strategici di tutte le amministrazioni centrali (circa 200), delle Aziende sanitarie locali e delle principali amministrazioni locali (Regioni, città metropolitane, comuni con più di 250 mila abitanti). Si tratta di circa 280 amministrazioni che dovranno riuscire a completare l’operazione di “trasloco”. Il timing è fondamentale. Dal governo, comunque, parlano di “cronoprogramma rispettato”. “Entro i primi giorni del 2022 prevediamo di poter pubblicare il bando di gara per l’assegnazione del Psn”, ha affermato la sottosegretaria Assuntela Messina, intervenendo alla Camera.
La vice di Colao, rispondendo a un’interrogazione in commissione Trasporti e telecomunicazioni alla Montecitorio, ha spiegato che “entro la fine del 2022 prevediamo il collaudo dell’infrastruttura” e “tra la fine del 2022 e il 2025 prevediamo di completare la migrazione dei dati”. Quindi, ha concluso Messina, “i risultati già raggiunti, lo stato e la concretezza delle progettualità avviate confermano che l’azione del Governo è idonea a garantire l’obiettivo nel rispetto di tutte le milestone (gli obiettivi qualitativi, ndr) europee e nei tempi previsti nel Pnrr”.
Una versione che non ha convinto pienamente la deputata del Movimento 5 Stelle, Mirella Liuzzi, prima firmataria dell’atto presentato alla Camera. “Nonostante la sicurezza dimostrata dal governo sul fatto che sarà possibile rispettare tutte le milestone europee, vi è un dato che è difficile negare: il partenariato pubblico-privato ha subito un rallentamento”, rileva la parlamentare del Movimento Cinque Stelle. La frenata è legata, osserva Liuzzi, anche “al fatto che l’offerta di Tim è arrivata a fine settembre”. Da qui l’appello, data la delicatezza della questione, sulla scelta del gestore da parte del governo che “dovrà essere estremamente oculata”.