Prima sì, poi no, poi di nuovo sì. Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, sul nucleare compie l’ennesima giravolta. “La tassonomia – ha detto il ministro intervenendo al Consiglio Ue sull’energia – deve veramente guardare avanti. Io non sono d’accordo quando sento dire che si debbano escludere il nuovo nucleare o altre forme di tecnologia. Non mi riferisco ovviamente al vecchio nucleare, sia chiaro: prima, seconda e terza generazione in questo momento non le considero tecnologia nuova. Ma credo che, per il futuro dei nostri figli e nipoti, gli small modular reactors e soprattutto la fusione non possano essere fuori da un piano di visione, perché noi stiamo pensando a un futuro energetico molto più avanti che al 2030”.
A settembre di quest’anno dal convegno di Italia Viva a Ponte di Legno, Cingolani aveva sferrato un attacco agli ambientalisti (“Quelli oltranzisti e radical chic sono peggio della catastrofe climatica”) e aveva aperto al nucleare. In merito al nucleare, aveva spiegato (leggi l’articolo), “si stanno affacciando tecnologie di quarta generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante. Se a un certo momento si verifica che i chili di rifiuto radioattivo sono pochissimi, la sicurezza elevata e il costo basso, è da folli non considerare questa tecnologia”. Apriti cielo. Parole che avevano scatenato non solo l’ira del mondo ecologista ma anche quella dei pentastellati. Al punto che il leader M5S aveva chiesto un incontro chiarificatore con lo stesso ministro che si tenne una quindicina di giorni dopo.
Al termine del faccia a faccia, Giuseppe Conte uscì più sollevato (leggi l’articolo): “L’Italia non abbraccia l’energia atomica, abbiamo avuto garanzie perché questa è la sensibilità del M5S ma soprattutto perché ci sono stati due referendum e l’energia atomica costa moltissimo”, spiegò l’ex premier. “Noi come sistema italiano stiamo puntando a incrementare sempre più le eco tecnologie e continueremo in questa direzione. Anche da questo punto di vista Cingolani condivide questa posizione”, sottolineò il leader pentastellato. Ma Cingolani sul tema ha continuato a mantenere una posizione ambigua.
A inizio novembre, precisamente il 3, si era ritrovato a smentire un virgolettato uscito sulla Stampa che recitava “Avanti sul nucleare”. Il ministro chiarì di non aver mai pronunciato quella frase. E successivamente, lo stesso giorno, nel corso di un convegno aveva precisato: “Abbiamo escluso il nucleare, c’è un referendum”. Almeno fino a ieri, quando Cingolani, come nel gioco dell’oca, è ritornato alla casella di partenza dell’“Evviva il nucleare”.
“La posizione del ministro è inaccettabile perché con l’inserimento del nucleare nella tassonomia verde si dirotteranno risorse della transizione ecologica della Ue verso un’energia pericolosissima e costosissima sottraendole alle rinnovabili”, dichiarano Bonelli ed Evi di Europa verde, chiedendo le dimissioni del ministro. Le parole di Cingolani sono state invece musica per le orecchie di Matteo Salvini (e di Italia viva) che da tempo insiste sul nucleare.
“440 reattori nucleari nel mondo, 56 solo in Francia, 10 Paesi europei che chiedono di accelerare sul nucleare, la stessa Unione europea che ne parla come di energia Green. L’Italia non può perdere il treno del futuro e dell’innovazione: avviare subito la ricerca sul nucleare di ultima generazione, sicuro e pulito”, dichiara il leader della Lega dopo le parole del ministro. “Salvini è per il ritorno al nucleare? Può trasferirsi in Francia”, aveva a suo tempo tagliato corto Conte.