Un’inchiesta interna sulla lettera anonima (leggi l’articolo) inviata per avvelenare i pozzi e scatenare gli avversari contro Report. Un’impellente volontà di “vederci chiaro”, con tanto di Audit interno alla Rai, sulla vicenda aperta da un pizzino dal mittente sconosciuto. E fatto deflagrare, ad arte, dal tandem berlusconian-renziano, composto da Andrea Ruggieri e Davide Faraone. Il tutto mentre su altre vicende Viale Mazzini preferisce coprirsi gli occhi e tapparsi le orecchie.
OPEN CHI? La parola Open sembra sia stata rimossa dall’organismo interno, che vigila sull’etica e sulla morale dei dipendenti del servizio pubblico. L’inchiesta sulla fondazione renziana, che pure menziona (senza iscriverli tra gli indagati, beninteso) beneficiari di appalti e neo direttori di telegiornali, lascia indifferenti. Molto più succoso prendere la lente di ingrandimento sulla lettera lancia-fango contro Report, e il suo conduttore Sigfrido Ranucci, ignorando peraltro la presa di posizione della redazione del programma che ha smentito il contenuto della lettera anonima.
La Rai, invece, non batte infatti ciglio di fronte al fatto che Simona Ercolani continui a macinare appalti con il servizio pubblico, nonostante sia emerso che con il compagno di vita, Fabrizio Rondolino, pianificasse una macchina di dossieraggio (leggi l’articolo). Niente di penalmente rilevante, certo, come è stato ripetuto dai garantisti a intermittenza. Ma dalle carte della Procura emerge come fosse pronta a costruire una Bestia di comunicazione.
È nota la mail in cui si elencava la strategia per contrastare, con una serie di colpi bassi, gli avversari politici e i giornalisti considerati ostili. Il Movimento 5 Stelle ha chiesto un’audizione in commissione Vigilanza Rai sulla questione. Ma intanto l’Audit Rai se ne disinteressa (leggi l’intervista a Primo Di Nicola).
CIRCO ORFEO. Un altro caso interessante è quello di Mario Orfeo (nella foto), passato a capo della direzione Approfondimento nel recente giro di nomine. Nella corposa documentazione dell’indagine su Open viene ipotizzato come il giornalista, da sempre molto vicino a Matteo Renzi, avesse stipulato un “accordo” con l’allora portavoce del presidente del Consiglio, Marco Agnoletti. Certo, c’è stata la smentita di Agnoletti. Il diretto interessato sostiene di non aver mai “fatto accordi” con Orfeo.
All’Audit Rai è bastata questa presa di posizione, senza ulteriore intenzione di approfondire. Per carità, magari davvero non c’è stato niente tra Agnoletti e Orfeo. Chissà. Ma risalta all’occhio l’indolenza di fronte a quelli che sono degli atti pubblici in contrasto con la solerzia sulla missiva anonima che scredita il programma di Ranucci. Infine, c’è la questione di Monica Maggioni, ascesa alla direzione del Tg1 con la benedizione del governo dei Migliori (leggi l’articolo).
Anche lei, ex presidente a viale Mazzini, viene menzionata nelle carte dell’inchiesta per la sua vicinanza al Giglio Magico renziano, figurando come un profilo molto gradito all’ex Rottamatore. Una questione che lascia muti gli investigatori dell’etica in Rai. La difesa d’ufficio è che sia Ercolani, che Orfeo e Maggioni non figurano tra gli indagati (ma non lo è neppure Ranucci).
Una tesi contestata anche dal consigliere di amministrazione, Riccardo Laganà, che in un’intervista a La Notizia aveva già sottolineato un aspetto: “In linea generale non è detto che ciò che è penalmente irrilevante non sia invece rilevante dal punto della normativa interna e del codice Etico Rai”.