Che la struttura del sistema sanitario lombardo, molto sbilanciato verso le aziende private e incentrato su pochi grandi ospedali non fosse un modello che funziona – nonostante la fama di essere “il più efficiente in Italia – lo ha dimostrato purtroppo la gestione fallimentare della prima fase della pandemia, complici anche le scelte disastrose a livello politico della Giunta, guidata dal leghista Attilio Fontana, e dell’allora assessore al Welfare Giulio Gallera, che non a caso si è dovuto dimettere.
Ma con il subentrare di Letizia Moratti le cose non sono migliorate granché, tanto che il testo della riforma portato avanti da quest’ultima, arrivato all’esame del Consiglio regionale, è stato oggetto di una dura contestazione da parte delle opposizioni e ha creato malumori nella stessa maggioranza. Non solo: la riforma è stata bocciata nel merito anche dall’Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali.
Tra i punti critici “l’equivalenza” tra pubblico e privato, aspetto evidenziato soprattutto dagli esponenti del Movimento 5 Stelle al Pirellone, che ieri sono stati espulsi dal presidente dell’assemblea regionale Alessandro Fermi per aver inscenato una protesta e aver occupato l’Aula dopo la comunicazione dell’inammissibilità di oltre mille emendamenti e di più di 3900 ordini del giorno sui 4810 depositati dai gruppi di minoranza. I nove (su dieci) consiglieri espulsi, allontanati dall’Aula dagli agenti della Digos in borghese dopo diversi richiami inascoltati del presidente, saranno riammessi ai lavori oggi ma la tensione resta palpabile.
“Per chiuderci la bocca hanno dovuto cacciarci dall’aula”, commenta il capogruppo pentastellato Massimo De Rosa, “Abbiamo lottato per due settimane contro questa (non)riforma, per scoprire oggi che non solo il centrodestra, che ieri (Domenica, ndr)ha disertato i lavori d’Aula, non ha ascoltato una parola, ma ha cestinato le nostre proposte tagliando 3500 dei nostri ordini del giorno”. Fra le proposte che il M5s avrebbe voluto fossero discusse in Aula meno liste d’attesa, stop nomine politiche, e un sistema pubblico/privato con uguali diritti e uguali doveri.
Ad evidenziare che in Lombardia ci sia “Uno squilibrio evidente tra territori e tra pubblico e privato e tra quelli che possono pagare e quelli che non possono pagare”, anche il capogruppo del Pd in Regione Lombardia, Fabio Pizzul. Peraltro, secondo De Rosa l’espulsione rappresenterebbe “Un pericoloso precedente che potrebbe inficiare le possibilità di dibattito democratico in Regione”, in quanto “Mai la presidenza aveva fatto ricorso a un simile taglio degli atti presentati da un gruppo politico”.