“Affrontiamo questo passaggio in maniera serena, valutando liberamente e scegliendo consapevolmente. Se prevarranno i Sì, ogni contribuente potrà decidere di destinare, per sua libera scelta, il 2×1000 al Movimento; nel caso in cui prevarrà il no, non cambierà nulla, continueremo a fare quel che abbiamo sempre fatto, con l’autofinanziamento e le micro-donazioni”: così il leader del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte ha commentato la possibilità per il M5S di accedere al finanziamento, eventualità che verrà decisa dagli iscritti sulla piattaforma SkyVote (leggi l’articolo).
Il responso sarà reso noto oggi al termine delle consultazioni e l’ex premier ha chiarito che, qualora dovesse prevalere il voto favorevole, si impegnerà personalmente per garantire che i fondi vadano “a favorire l’azione politica sui territori”; del resto le ultime amministrative hanno dimostrato che senza radicamento è difficile portare a casa risultati soddisfacenti e in ogni caso quello del finanziamento dell’attività politica è un tema che – come spiega Conte in un passaggio del suo post – era già emerso con insistenza nel corso degli Stati Generali dello scorso anno e che è stato sollevato anche una settimana fa dai gruppi parlamentari di Camera e Senato nel corso di un’assemblea congiunta.
La richiesta è stata pressoché unanime ma, in attesa di un pronunciamento in merito del garante Beppe Grillo il quale – nonostante retroscena di stampa riportino il contrario – al momento non si è ancora espresso, non sono mancati distinguo. Tanto che il presidente Conte ha tenuto a rassicurare che è al lavoro per “rifondare” il movimento, ma che “non sarà un partito in senso tradizionale”. Ma c’è chi, come il senatore Danilo Toninelli (nella foto) su quella che indubbiamente è una rivoluzione interna a tutti gli effetti ha una posizione netta. E contraria.
VOCI CONTRARIE. “Io voterò No al 2X1000, e lo farò per rilanciare il M5S come forza visionaria e proiettata al futuro”, ha scritto l’ex ministro pentastellato sui suoi social chiarendo che, dal suo punto di vista al Movimento “Non servono più soldi pubblici e una struttura di partito, ma un rinnovato coraggio: il resto verrà da sé, comprese le donazioni libere di chi tornerà a credere in noi. Il M5S deve evolversi, lo sappiamo tutti. Ma non è detto che lo debba fare diventando come gli altri partiti”.
Più o meno quanto espresso in una nota dal senatore Vincenzo Presutto (“Non ci sono fondi pubblici che possano valere un cambio di rotta così radicale”). Contrario al finanziamento pubblico – e alla conseguente iscrizione nel registro dei partiti – anche il presidente della commissione Bilancio di Palazzo Madama Daniele Pesco, così come il vice presidente della commissione di Vigilanza Rai Primo Di Nicola: “Voto No, un No convinto, netto e radicale. L’idea di attingere a soldi pubblici, oltre che sbagliata per la necessità contingente – il finanziamento della struttura interna che si sta mettendo in piedi – rischia di rappresentare un passo epocale, decisivo, verso l’omologazione del M5s alla vituperata partitocrazia”.
E ancora: “Utilizzare risorse e finanziamenti pubblici significa farsi partito come gli altri, quasi rinunciare ad ogni speranza di cambiamento del sistema politico. Quella sul 2 per mille è una consultazione interna che non doveva essere neanche proposta. Ci sono questioni identitarie nella vita delle forze politiche. E per il M5s il finanziamento pubblico, come la proroga dei due mandati elettivi, certamente lo è”.
Su quest’ultimo (delicatissimo) nodo da scogliere ancora non vi è una linea chiara da parte del leader del M5s, e con tutta probabilità, non verrà affrontato nell’immediato, visto il rischio di alzare ulteriormente il livello della tensione fra i deputati e i senatori in un frangente politico particolarmente complesso, tra legge di bilancio all’esame del Parlamento e la partita del Quirinale.
Altro “tema caldo” su cui invece gli iscritti pentastellati sono chiamati a esprimersi in queste ore su SkyVote (la chiusura del voto è prevista alle 12) è quello sulla destinazione delle restituzioni dei “portavoce nazionali” (cioè dei parlamentari) mentre in settimana è attesa una consultazione on line anche per ratificare la squadra di vicepresidenti scelta da Conte.