Ci sono voluti due giorni ma alla fine l’amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, ha ammesso il dialogo con i partiti per le nomine nei tg. “Ho avuto, tra le molte occasioni, anche interlocuzioni con rappresentanti dei partiti politici”, ma “ribadisco l’autonomia e l’indipendenza nel processo di formazione delle proposte di nomina” ha spiegato l’ad rispondendo alle domande di diversi componenti della commissione di vigilanza Rai.
Un’ammissione che soltanto pochi giorni fa sembrava impossibile dato che, malgrado polemiche e indiscrezioni di stampa, Fuortes continuava a sostenere che “la politica non sta bussando e devo dire che sta andando tutto come dovrebbe” aggiungendo anche che, finalmente, era stata superata “l’invadenza” dei partiti. Come anticipato da La Notizia, a chiedere conto del caso nomine è stato il M5S. In particolare il vicepresidente 5S della commissione di vigilanza Rai, Primo Di Nicola, ha incalzato Fuortes: “Sulle nomine permettetemi di dire che in questo caso si poteva fare meglio. Dalla lottizzazione partitica siamo passati a una lottizzazione che sarebbe stata delegata addirittura a Palazzo Chigi. Se le notizie emerse fossero confermate, si sarebbe deciso di consegnare la Rai al governo e questo è quanto di peggio potesse accadere. Come stanno davvero le cose?”.
Una domanda legittima che, però, è stata liquidata con fretta dall’ad che si difende spiegando che “la legge e lo statuto prevedono che le nomine siano di competenza dell’ad, non del cda. Non c’é stato dibattito in cda sulle nomine perché il regolamento, fatto non da me ma in precedenza, prevede che l’ad invii nomi e curricula 24 prima del voto. La decisione quindi è in capo all’ad e il processo di formazione delle proposte sta assolutamente all’autonomia e indipendenza dell’ad. Non è specificato nella legge e nemmeno nello statuto il processo e il metodo, altrimenti lo avrei rispettato alla lettera”. Parole che non hanno convinto Di Nicola che si è limitato a dire: “Non ha risposto ma va bene lo stesso”.
DOMANDE SENZA RISPOSTA. Il senatore M5S ha incalzato Fuortes e anche la presidente della Rai, Marinella Soldi, sul tema dei rapporti tra la Stand by me, a società di produzioni televisive di Simona Ercolani, e l’azienda del servizio pubblico. Il nome della donna assieme a quello del marito Fabrizio Rondolino sono spuntati dalle carte dell’inchiesta sulla Fondazione Open in relazione al presunto killeraggio mediatico da mettere in campo contro il M5S (leggi l’articolo). Fatti per i quali Di Nicola ha chiesto se l’azienda pubblica ha preso o intende prendere provvedimenti e a cui ha risposto la presidente Soldi sostenendo che “il compito di accertare la fondatezza dei rilievi menzionati e la valutazione di eventuali profili di illegalità compete alla magistratura” aggiungendo anche che in ogni caso “i fatti di cui parla sono avvenuti prima del nostro arrivo”.
Dulcis in fundo la domanda della deputata 5S Francesca Flati in merito al presunto conflitto di interessi di Fuortes che ricopre sia la carica di ad Rai che quella di amministratore unico del Teatro dell’Opera di Roma, già portata alla luce da La Notizia (leggi l’articolo). Sullo spinoso argomento il manager Rai ha detto di non ricevere “nessuna remunerazione per quell’incarico” al Teatro di Roma “da quando sono ad Rai” e di aver già dato il proprio mandato “nelle mani del ministro”. Malgrado ciò, conclude, “è impossibile lasciare” il suo incarico da amministratore unico “se non c’è stata la nuova nomina che spero avvenga il prima possibile perché, per me, questa è una situazione oggettivamente molto complicata”.