Le modifiche al Reddito di cittadinanza introdotte dal Governo in Manovra non convincono economisti ed esperti. L’Ufficio parlamentare di bilancio, la Banca d’Italia, la Corte dei Conti, il Cnel – nel corso delle audizioni sulla legge di Bilancio – hanno fatto le pulci a quelle modifiche che – hanno detto in coro – non hanno sciolto diverse criticità che zavorrano il sussidio. Criticità, infine, che, per buona parte, coincidono con quelle illustrate una decina di giorni fa dal Comitato scientifico per la valutazione del Reddito di cittadinanza guidato da Chiara Saraceno (nella foto) e istituito presso il ministero del Lavoro.
Il gruppo di esperti guidato dalla sociologa ha messo nero su bianco dieci proposte per correggere quelle criticità ma il suo lavoro – ha avuto modo di denunciare la stessa Saraceno qualche giorno fa – è stato sistematicamente ignorato dal Governo. Tra i punti deboli del sussidio anti-povertà, ha sostenuto il Comitato scientifico, c’è il dato che riguarda le famiglie numerose che sono più penalizzate rispetto ai single e quello relativo agli stranieri. Il periodo di residenza in Italia necessario per ricevere il sussidio è considerato troppo lungo e il Comitato ha proposto di ridurlo da 10 a 5 anni.
Queste osservazioni sono state ieri condivise e rilanciate da economisti e magistrati. Secondo l’Upb tra gli interventi operati dalla manovra sul Reddito di cittadinanza, “la riduzione del numero di offerte rifiutabili da tre a due (di cui una sull’intero territorio nazionale) potrebbe rivelarsi fin troppo restrittiva”. Mentre rimangono immutate le principali criticità: una scala di equivalenza che sfavorisce le famiglie numerose, malgrado sia nota la maggiore concentrazione della povertà tra i minori; l’elevata aliquota marginale che scoraggia il lavoro regolare; la lunghezza del periodo richiesto di residenza in Italia; il peso del patrimonio nella selezione dei beneficiari, in considerazione della difficile liquidabilità dello stesso”.
Insomma “le questioni strutturali sono ancora lì sul tappeto”, ha detto Giuseppe Pisauro. Sulla stessa lunghezza d’onda Bankitalia che parla di “criticità in riferimento ai criteri di accesso alla misura (che penalizzano le famiglie numerose ed escludono gli stranieri residenti in Italia da meno di dieci anni) e alla valutazione delle risorse dei percettori (incluso il patrimonio) ai fini della determinazione dell’entità del sostegno”. La musica non cambia con la Corte dei Conti: “Non è positiva” la scelta di “non intervenire sulla scala di equivalenza” e di escludere dal Reddito chi non è residente “da almeno 10 anni”.
“Sono due aspetti che condizionano gli esiti della lotta alla povertà assoluta, la quale si riscontra a tassi molto più elevati proprio tra le famiglie numerose e con figli minori e tra i cittadini non residenti”. E infine il Cnel: “L’intervento sul reddito di cittadinanza è positivamente ricondotto, da strumento di politica attiva, nell’alveo delle politiche di contrasto alla povertà, anche se disegnato più in un’ottica di riduzione della platea di beneficiari che di contrasto degli abusi”.