Se non ci fosse, Roberto Cingolani sarebbe da inventarlo. Il ministro della Transizione ecologica del governo presieduto da Mario Draghi ha deciso di scagliarsi ancora una volta contro Greta Thunberg. Ospite a The Breakfast Club di Radio Capital ha commentato le parole dell’attivista svedese: “Credo che se c’è qualcuno che non fa blablabla sono io. Greta l’ha detto a me ma anche agli altri attivisti che ci sono rimasti molto male. Quando uno dice che tutto il mondo è fatto da imbecilli poi deve farsi qualche domanda”, ha cominciato: “È troppo semplicistico dire che tutti non stanno facendo nulla, ci sono sicuramente dei ritardi. Questa è la più grande sfida che l’umanità si trova ad affrontare. Non ci sono libri o regole già scritte. Il problema è un po’ più complicato del blablabla”.
Capisce la contestazione dei giovani, ma ha riserve soprattutto sulle argomentazioni sbrigative dei tanti attivisti che popolano le piazze: “Questi ragazzi sono fenomenali, hanno molte idee, ma dobbiamo dare lo spazio per proporle. Loro contestano e noi lavoriamo, ma io non apprezzo l’eccesso. Ci vuole sobrietà anche nella contestazione. E c’è stato un eccesso di semplificazione”, conclude Cingolani.
I RADICAL CHIC. Una posizione curiosa considerando le “altre” urgenze che avrebbe il nostro Paese. Qualche esempio? Come denunciato ieri dal rapporto annuale dell’Osservatorio CittàClima di Legambiente, dal 2010 al 1° novembre 2021 sono stati registrati 1.118 eventi meteorologici estremi, 133 nell’ultimo anno con un aumento del 17,2% rispetto alla scorsa edizione del dossier. Sono 602 i comuni maggiormente colpiti (95 in più rispetto allo scorso anno) con 261 vittime. Un qualcosa che avrebbe forse dovuto vedere il ministro Cingolani in prima linea, tanto più che l’Italia continua a rimanere l’unico grande Paese europeo senza un piano di adattamento al clima. E invece niente. Meglio tornare ad attaccare Greta.
Certo, ci sarebbero anche le polemiche e gli strascichi dopo le dichiarazioni di qualche mese fa dello stesso Cingolani che, con un guizzo di innovazione inaspettato, ha parlato di nucleare che “non deve essere un tabù”, soprattutto ora che “si stanno affacciando tecnologie di quarta generazione”. Il problema, però, a sentire Cingolani è che “i mondo è pieno di ambientalisti radical chic ed è pieno di ambientalisti oltranzisti ideologici. Loro sono peggio della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati se non facciamo qualcosa di veramente sensato”. Così Cingolani intervenendo all’interno di una scuola di alta formazione com’è quella di Italia viva. E allora conviene occuparsi di questo argomento così divisivo? Niente affatto. Meglio attaccare Greta che, forse, nella testa di Cingolani – chissà – non è molto lontana da quegli “ambientalisti radical chic” di cui sopra.
I FONDI UE. Il risultato è che la gestione di Cingolani continua a lasciar desiderare perché densa di parole e vuota di fatti. Una realtà testimoniata, numeri alla mano, anche dai tanti decreti attuativi che mancano in campo ecologico (nonostante – c’è da dirlo – l’iimpegno sul tema di tutto il governo). Ed è un tema non di poco conto considerando che sul ministero per la Transizione ecologica stanno piovendo e pioveranno non pochi soldi da Bruxelles per il Recovery Fund. Soldi che dovranno servire a rendere il Paese più green. Al di là di “bla bla bla” e di scaramucce con Greta.