Questione di metodo. Ma soprattutto di correttezza istituzionale. I Cinque Stelle sono rimasti fuori dalle nomine della nuova Rai targata Carlo Fuortes seppure siano ancora il partito di maggioranza relativa in questa legislatura e cioè, in soldoni, il principale azionista di quel governo Draghi che sta tentando di estrometterli da ogni posto di comando. Questione di metodo. Appunto. Mentre i governi Conte non avevano lottizzato niente. Checché ne dica la grancassa dei politicanti da bar con giornaloni al seguito.
PIOVONO BUFALE. L’accusa si fonderebbe innanzitutto sull’indicazione del direttore Tg1, Giuseppe Carboni, un giornalista Rai di lungo corso che con i 5 Stelle non aveva mai avuto nulla a che fare, appena rimosso da Fuortes. Tanto basterebbe ad equiparare il metodo Conte alla spartizione selvaggia messa in pratica da Fuortes con la benedizione di Draghi. In spregio di ogni principio meritocratico. Cominciamo dal Tg1 dove è stata indicata come direttore Monica Maggioni, già presidente della Rai dal 2015 al 2018, gentiloniana, e insieme al nuovo direttore dell’Approfondimento Mario Orfeo (nella foto), citata nelle carte riguardanti l’inchiesta per finanziamento illecito ai partiti sulla Fondazione Open legata a Matteo Renzi.
E poiché siamo in Italia, cioè nel pieno del mondo alla rovescia, sono stati immediatamente premiati mentre Carboni che aveva innalzato gli ascolti del Tg1 è stato punito per l’unico demerito di essere stato scelto dai Cinque Stelle fuori da ogni logica di appartenenza politica. Stesso discorso per Gennaro Sangiuliano, confermato alla guida del Tg2 nonostante un calo di audience, mentre Simona Sala è andata al Tg3. Altra accusa rivolta ai Cinque Stelle riguarda la nomina, nel 2018, di Fabrizio Salini, ad amministratore delegato. Attaccato a destra e a manca e criticatissimo da tutti i partiti, oggi il suo piano industriale è stato di fatto riproposto pari pari da Fuortes e approvato dal Cda.
Quindi le supposte lottizzazioni Rai da parte dei grillini sono da considerarsi delle emerite balle che non trovano il minimo riscontro. L’unica verità è che siamo tornati al peggiore regime spartitorio della vecchia Rai esautorando però, questa l’incredibile anomalia, proprio il partito di maggioranza relativa in Parlamento. Nulla di più antidemocratico, quanto basta per giustificare l’aventino televisivo di Giuseppe Conte dalle trasmissioni Rai. Ma siamo poi certi che questo Aventino sia così dannoso per il Movimento? E che non potrebbe essere un nuovo inizio, un ritorno ad un passato che aveva portato a risultati clamorosi come alla vittoria con il 33% nel 2018?
NUOVA FASE. Infatti, essendo ora “opposizione” in Rai i Cinque Stelle hanno la possibilità di spulciare ben bene il gigantesco orso di Viale Mazzini. Operazione questa che potrebbe essere l’inizio di un riposizionamento strategico e di un percorso di recupero progressivo del consenso perduto. E quindi fa bene Conte a rivendicare la correttezza del suo agire in confronto a questa logica spartitoria dei partiti che solo a parole dicono di voler rendere libera e meritocratica la Rai per poi piazzare i propri uomini alla prima occasione utile.
E sarebbe utile che anche l’Elevato si facesse sentire dal suo blog ancora molto seguito perché un ritorno all’antico può partire solo da lui. è ora di una “rifondazione siderale”, di una ripartenza, di un ritorno al passato, che veda coinvolto tutto il Movimento, anche quelli che magari hanno cominciato a sviluppare una aderenza alle poltrone, cioè la “poltronite”. Un malanno che i Cinque Stelle, per la loro storia, non possono e non devono permettersi.