Una condanna senza via di appello. Una “lottizzazione politica”. Una scelta deliberata di “esautorare” solo il M5s dal giro di nomine. E quindi la reazione, dettata da Giuseppe Conte: gli esponenti pentastellati non appariranno più sui canali tv né faranno sentire la loro voce sulle frequenze radio della Rai. Con una postilla per l’esecutivo: “Ci chiediamo anche che ruolo abbia giocato il governo in tutto questo”.
Dopo le scelte dell’amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, che hanno portato alla conferma di Gennaro Sangiuliano al Tg2 e alla scelta di Monica Maggioni e Simona Sala per il Tg3 (leggi l’articolo), e alla scelta di Mario Orfeo alla mega direzione approfondimento, il presidente del Movimento Cinque Stelle attacca i vertici di viale Mazzini per le scelte che hanno sbrogliato la matassa delle nomine.
Lo fa senza tentennamenti: “Fuortes non libera la Rai dalla politica ma ha scelto di esautorare una forza politica come il M5s, uccidendo qualsiasi parvenza di pluralismo: siamo alla degenerazione del sistema”, le parole dell’ex presidente del Consiglio al Senato con accanto i capigruppo Davide Crippa e Mariolina Castellone, il capo delegazione Stefano Patuanelli, il capogruppo in commissione di vigilanza Rai Sabrina Ricciardi e il vicepresidente in commissione di vigilanza Rai Primo Di Nicola.
Proprio quest’ultimo ha tuonato contro i lacci che stringono televisione pubblica e partiti, sempre più invisi al Movimento: “Ho presentato – ha sostenuto non a caso Di Nicola – un disegno di legge che ha l’obiettivo di spezzare il legame della politica con la Rai. Un provvedimento incardinato in commissione Lavori Pubblici e Comunicazioni che fatica ad andare avanti”. Vedremo ora se le ultime nomine, e la conseguente posizione del Movimento, potranno quantomeno agevolare la discussione del testo.
I NOMI IN CONFLITTO. Ma perché una reazione così determinata del Movimento? Da dove nasce? Evidentemente da alcuni dei nomi scelti. Iniziamo da Monica Maggioni, già presidente Rai sotto il governo di Matteo Renzi. In quel tempo i giornali scrivevano che il nome della Maggioni era frutto dell’accordo tra Forza Italia e Partito democratico, con il consenso della galassia di centro. Anche se l’allora presidente sembrava più gradita a Berlusconi che non a Renzi. Sicuramente non piaceva al Movimento Cinque Stelle.
“Maggioni non può garantire indipendenza e lontananza da conflitti d’interesse”, tuonava Carlo Sibilia. Ieri come oggi a quanto pare la posizione pentastellata non è cambiata. E non è cambiata neanche nei confronti di Orfeo. L’ex direttore del Tg3, ecx direttore del Tg1, del Tg2 ed ex direttore generale della Rai proprio nello stesso momento in cui presidente era la Maggioni, andrà alla mega direzione approfondimento, ovvero colui che dovrà vigilare e dire la sua sui programmi d’informazione che non stanno sotto testata: Porta a porta, In Mezz’ora, Report, Presa diretta, Cartabianca, eccetera.
Un posto di grande potere ma anche una bella rogna, secondo molti dirigenti. Certo è curioso che vada a dirigere programmi di inchiesta e approfondimento proprio chi è menzionato (solo menzionato, ci mancherebbe) nell’inchiesta “Open” (leggi l’articolo) e più in particolare – secondo perlomeno a quanto emerso da articoli di stampa – nello scambio di mail tra Matteo Renzi e Marco Carrai in cui si parla dell’ormai noto presunto piano per gestire i rapporti con i media in vista delle elezioni politiche del 2018, alle quali Renzi partecipava da segretario del Pd.