Alla fine per la direzione dei Tg Rai è arrivata la fumata bianca. Secondo le ultime indiscrezioni, dopo una mattinata vibrante in cui era stato perfino ipotizzato il rinvio del consiglio di amministrazione, l’ad Carlo Fuortes ha pronte le proposte: Monica Maggioni al Tg1, Gennaro Sangiuliano al Tg2 e Simona Sala al Tg3 con Mario Orfeo verso la direzione Approfondimento. Al Gr Radio e Radio Uno, al posto di Sala, è stato proposto l’attuale direttore del Tg1 Giuseppe Carboni. Alla guida del Tgr confermato Alessandro Casarin, mentre a Raisport si punta su Alessandra De Stefano al posto di Auro Bulbarelli.
Una partita complicata e non ancora del tutto chiusa che arriva dopo giorni di dibattito. In particolare i consiglieri avevano chiesto a Fuortes di spiegare i criteri in base ai quali avrebbe proposto i nomi per le direzioni delle testate giornalistiche come per le direzioni di genere. Così l’ad ieri pomeriggio ha proposto loro un incontro per questa mattina che, però, i consiglieri avrebbero declinato. Un diniego che, secondo voci di corridoio, deriva dal fatto che i consiglieri si sono sentiti trascurati nel processo decisionale.
IRA DEI 5 STELLE
Scelte che, però, hanno creato grande malumore tra i 5 Stelle con un Giuseppe Conte letteralmente furibondo. “L’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes poteva scegliere come affrontare le nomine. Ha scelto di sottrarsi a qualsiasi confronto nelle sedi istituzionali: ha rinviato l’incontro richiesto nei giorni scorsi dai consiglieri di amministrazione Rai e ha rinviato la convocazione già programmata davanti alla Commissione di Vigilanza Rai. Quanto al merito delle scelte, Fuortes poteva affidarsi a vari criteri: ha scelto di continuare ad applicare la vecchia logica che prevede di tenere conto delle istanze delle varie forze politiche. Nell’applicare questo criterio ha però scelto di escludere, fra tutte le forze dell’arco parlamentare, unicamente il Movimento 5 Stelle, partito di maggioranza relativa grazie a 11 milioni di elettori. Ci chiediamo che ruolo abbia giocato il governo in tutto questo”. Queste le parole del presidente del M5S.
“A noi piace parlare ai cittadini in modo chiaro: le logiche che da tempo guidano il servizio pubblico non ci piacciono. E non ci sono mai piaciute. Si chiama lottizzazione politica. Anche – aggiunge – noi ci siamo ritrovati prigionieri di questo sistema che abbiamo denunciato molte volte, ma non abbiamo numeri sufficienti per modificarlo come abbiamo già proposto: un nostro disegno di legge è stato incardinato in Commissione in Senato, per intervenire sulla governance della Rai e liberarla finalmente dall’influenza della politica. Fuortes non libera la Rai dalla politica, ma sceglie scientemente di esautorarne una parte: la più ampia, uccidendo qualsiasi parvenza di pluralismo. Siamo alla definitiva degenerazione del sistema. Bene. Vorrà dire che, a partire da oggi, il Movimento 5 Stelle non farà sentire la sua voce nei canali del servizio pubblico, ma altrove. E continueremo questa battaglia chiedendo il sostegno di tutti i cittadini”, conclude Conte.
PIOVONO LE PROTESTE
“Le ricostruzioni di queste ore sulle nomine Rai descrivono un quadro agghiacciante. Ormai, in maniera neanche troppo velata, le nomine verrebbero decise direttamente a Palazzo Chigi”. È quanto si legge in una nota dell’Esecutivo Usigrai. “L’era dei tecnici non può giustificare strappi che rappresentano precedenti gravissimi e preoccupanti: prima il Cda a totale controllo governativo e ora addirittura le nomine decise a Palazzo Chigi. Se fossero vere queste voci si starebbe trasformando la Rai da radiotv di Servizio Pubblico a radiotv di Stato”.