La richiesta ultima è quella di sollevare un conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale, perché la magistratura avrebbe sequestrato messaggi whatsapp sul telefono di terzi del 3-4 giugno 2018, ovvero del periodo in cui Matteo Renzi era senatore, senza la preventiva autorizzazione della Camera. Sarebbe questo in sostanza il suggerimento avanzato dalla relatrice Fiammetta Modena (Forza Italia) in apertura della Giunta per le immunità del Senato chiamata ad esprimersi sull’utilizzo di messaggi e intercettazioni nell’ambito dell’inchiesta sulla Fondazione Open che vede indagato l’ex premier per concorso in finanziamento illecito. Ma questo significa che il materiale raccolto prima dell’elezione di Renzi non dovrebbe essere coperto da immunità. La conversazione del 4 giugno finita sotto la lente dei Pm è quella in cui l’ex premier parla con Vincenzo Manes, uno dei finanziatori di Open, del viaggio a Washington in cui era stato invitato per tenere un discorso su Robert Kennedy. Per quel viaggio Renzi affitò un jet privato costato alla Fondazione 135 mila euro. La Giunta ha deciso che sentirà il senatore di Iv mercoledì 24 novembre. Intanto la farsa continua. Renzi, in mattinata, dichiara che non chiederà l’immunità parlamentare: “Anzi, semmai arriveremo in Aula per votare per l’acquisizione del materiale, secondo me una cosa illegale e incostituzionale, dirò che per me lo possono prendere, purché seguano le regole. Ma andrò in tutte le sedi a vedere se hanno violato le leggi”.
LA LETTERA
Eppure quell’immunità il leader di Iv l’ha già invocata in una lettera inviata il 7 ottobre alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. Pochi giorni prima c’era stato il no della Procura di Firenze, che aveva respinto la formale intimazione al pm Luca Turco (titolare insieme ad Antonino Nastasi dell’inchiesta Open), da parte dei legali di Renzi ad astenersi dall’utilizzo di conversazioni e corrispondenze “casualmente captate” senza l’autorizzazione della Camera di appartenenza. La richiesta era stata respinta in base al dato di fatto che le email e i passaggi finiti agli atti dell’inchiesta provengono da altri indagati che non sono parlamentari. Ebbene, Renzi nella lettera indirizzata al numero uno di Palazzo Madama ha invece proprio lamentato la presunta violazione delle guarentigie costituzionali di cui gode in quanto senatore. La Casellati ha girato la questione alla Giunta per le immunità per accertare se questa violazione c’è stata. Ieri si è tenuta appunto la prima riunione. Poi ci sarà il voto. I numeri sulla carta sono a favore di Renzi qualora la destra al governo (Forza Italia e Lega) decidesse di votare in suo favore. Ma nulla, a questo punto, è certo. Basta registrare quanto ha detto il leader leghista. “Devo studiare il dossier”, ha detto Matteo Salvini in prima battuta. Ma dopo aver appreso la notizia che il leader di Iv non ha intenzione di chiedere l’immunità il segretario della Lega è rimasto spiazzato: “Lui non la chiede? Se non la chiede, ci chiederà di non dargliela immagino”. Ma l’opinione comune è che la battaglia verrà ci sarà in Aula dove i rapporti di forza tra i partiti cambiano. In Giunta molti scommettono sul fatto che Renzi la spunterà. Nonostante il precedente caso di Gabriele Albertini suggerisca altre vie. La Giunta di Palazzo Madama gli garantì l’immunità retroattiva per affermazioni fatte quando nemmeno era senatore. Ma la decisione della Giunta è stata successivamente sconfessata dalla Corte costituzionale.