Qualora il patto tra tutti i leader della maggioranza, proposto da Enrico Letta, riuscisse davvero nell’impresa di blindare la Manovra (leggi l’articolo) e di evitare l’ennesimo Vietnam parlamentare sulla legge di Bilancio ovvio che avrebbe la benedizione del premier. Sebbene il segretario del Pd, che questa mattina ha riunito la segreteria del suo partito per fare il punto sulla manovra, non sia sceso nei dettagli. E dunque non si capisce se l’ipotetico tavolo di maggioranza cui auspica includerebbe anche Mario Draghi o sarebbe solo tra i partiti.
Ma a quanto pare il premier si chiama fuori lasciando ai partiti – il confronto dovrebbe partire dai capigruppo della maggioranza e poi estendersi ai leader – l’onere e l’onore di confrontarsi. Alla fine il duo Draghi–Franco si farebbe carico di tirare le fila del discorso e di presentare un emendamento che dirà come saranno tagliate le tasse.
Da notare comunque che se da parte delle destre (Forza Italia, Lega) e Italia Viva c’è stata un’adesione più o meno convinta alla proposta di Letta, più freddo è stato il M5S. Complice forse la continua richiesta di Matteo Salvini di togliere i fondi destinati al Reddito di cittadinanza. La cosa che, comunque, trapela da Palazzo Chigi è che qualsiasi confronto debba avere un paletto invalicabile. Ovvero l’impianto della manovra non va in alcun modo smontato.
QUESTIONE PRINCIPE. La questione principale da affrontare è quella relativa al taglio delle tasse a cui la manovra destina otto miliardi. Il governo ha fornito un’indicazione generale che include la riduzione dell’Irpef e quella dell’Irap. Ai nastri di partenza le posizioni dei partiti sono di gran lunga distanti. Il Pd, come il M5S e Leu, chiede di dirottare gran parte delle risorse al taglio delle tasse sul lavoro avvantaggiando i lavoratori del ceto medio. “Io credo che bisognerà fare molta attenzione alle fasce più deboli, al cosiddetto ceto medio che oramai è scivolato verso le parti della popolazione che fanno più fatica”, ha detto il ministro e capodelegazione M5S, Stefano Patuanelli.
Il Movimento 5 Stelle non esclude neanche un intervento sulle partite Iva e chiede da tempo una nuova rottamazione delle cartelle (come Forza Italia e Lega). Centrodestra e Italia viva chiedono di agire in maniera massiccia sull’Irap. Il renziano Davide Faraone propone di destinare 3 miliardi al taglio dell’Irap e 5 miliardi a quello dell’irpef. La Lega rilancia sulla flat tax per gli autonomi fino a 100 mila euro. E Salvini l’ampliamento della flat tax l’ha già messo nero su bianco con gli emendamenti al decreto fiscale.
Gli azzurri di Silvio Berlusconi spalleggiano gli alleati sovranisti: “È importante – dicono – arrivare al definitivo superamento dell’Irap, che è una storica battaglia di Forza Italia, lavorare per una flat tax sul ceto medio come alla proroga senza limiti dei bonus edilizi e a un nuovo rinvio selettivo delle cartelle esattoriali. È necessario che si tolgano le tasse sul risparmio che viene investito nell’economia reale, per sostenere le Pmi italiane”.
REBUS PENSIONI. Un confronto a cui Draghi invece non intende in alcun modo sottrarsi è quello con le parti sociali. Oggi vedrà i sindacati a Palazzo Chigi per fare il punto su un altro tema delicato e a lungo dibattuto: quello delle pensioni. Cgil, Cisl e Uil non hanno gradito Quota 102 e insistono per avviare presto una riforma complessiva che consenta il superamento della Fornero e contempli flessibilità in uscita a partire dai 62 anni o con quota 41 di contributi.