Anche se in questa quarta ondata di coronavirus l’Italia se la sta passando meglio di altri Paesi europei, non c’è di certo da star tranquilli. La situazione è critica soprattutto per il personale sanitario. In due mesi i contagi da Covid-19 tra gli operatori sanitari sono aumentati del 192,3 per cento, passando dai 936 casi registrati il 14 settembre ai 2.736 del 14 novembre. Di questi, l’82 per cento circa sono infermieri.
I NUMERI. A fare il punto sui contagi sono la Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche (Fnopi) e il sindacato degli infermieri Nursing Up, che hanno utilizzato i dati dell’Istituto superiore di Sanità. “Dopo un calo registrato nella prima metà di settembre i casi sono tornati a crescere in modo significativo. Tuttavia, grazie alle vaccinazioni, il numero di decessi e di casi gravi è crollato”.
Gli infermieri non vaccinati, fa sapere la Federazione, sono circa 3.800, pari allo 0,85 per cento degli infermieri totali. Esprime preoccupazione per l’impennata dei contagi anche il Nursing Up: “Viaggiamo alla media di 90 professionisti della salute che si stanno ammalando ogni giorno”, osserva in una nota il presidente Antonio De Palma.
Una situazione allarmante tanto che dovrebbe essere sul tavolo del Consiglio dei ministri di questa settimana l’ipotesi dell’obbligo della terza dose per il vaccino anti-Covid al personale sanitario. La proposta è già stata avanzata dal ministro della Salute, Roberto Speranza, nel corso della cabina di regia tra Mario Draghi e i capidelegazione dei partiti di maggioranza che si è svolta la scorsa settimana.
Sulle dosi ai bambini e il booster ai sani, invece, il direttore dell’Inmi Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, conviene con il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus: “Non ha senso dare la dose booster ad adulti sani o vaccinare i bambini, quando nel mondo ci sono operatori sanitari, anziani e altri gruppi ad alto rischio che stanno ancora aspettando la loro prima dose di vaccino anti-Covid. L’eccezione, come abbiamo detto, sono gli individui immunocompromessi”.
MISURE PIù SEVERE. Al momento l’indirizzo del Governo sembra quello di mantenere le norme attualmente in vigore. Ma al vaglio c’è la possibilità di introdurre interventi restrittivi all’inizio di dicembre, con in mano i dati aggiornati su curva dei contagi e andamento dei ricoveri. In realtà si vorrebbe accelerare sulle terze dosi per arginare l’avanzata della quarta ondata che in altri Paesi europei sta facendo molti più danni inducendo l’Austria, ad esempio, a disporre da oggi il lockdown per i non vaccinati.
In Italia questa via non viene presa in considerazione, anche se l’immunologo Guido Rasi, consulente del commissario all’emergenza, Francesco Paolo Figliuolo, si è detto favorevole all’adozione di misure più drastiche, come l’esclusione della possibilità di ottenere il Green Pass attraverso il tampone perché “così un 30 per cento di positivi sfugge”.
Secondo indiscrezioni, però, è più probabile che ci si orienti verso una stretta sui tamponi. Ovvero il rilascio della certificazione verde solo con il molecolare. L’altra alternativa sarebbe la riduzione della validità dei test: 24 ore per gli antigenici, 48 per i molecolari. In questo caso l’obiettivo sarebbe ridurre i rischi dovuti ai “falsi negativi”. C’è poi la questione del certificato verde. Si punta infatti a una riduzione della validità, che ora è a 12 mesi per guariti e vaccinati.
IL CASO DEL FRIULI. Il sistema dei colori invece non sembra essere al centro di possibili modifiche, nonostante le maglie dei parametri siano state allargate durante l’estate e ora l’Italia sia ancora in zona bianca. In queste ore, inoltre, c’è particolare attenzione nei confronti del Friuli Venezia Giulia. Nella Regione governata dalla Lega si registra il 74 per cento di casi in più nell’ultima settimana rispetto alla precedente, l’11 per cento di posti letto in terapia intensiva occupati e il 13 per cento nei reparti di area medica.
Dunque è a un passo dai valori che farebbero scattare la zona gialla e il presidente Massimiliano Fedriga (nella foto) evoca il “modello Austria”, dove il lockdown imposto dal governo varrà solo per i No Vax. “Non possiamo far pagare il prezzo di eventuali nuove chiusure ai vaccinati, che hanno difeso se stessi e gli altri, partecipando alla campagna vaccinale”, ha detto il governatore leghista, capo anche della Conferenza delle Regioni.