L’Italia rimane sorvegliata speciale dell’Europa per la realizzazione del suo Piano nazionale di ripresa e resilienza. E se lo dice il commissario Ue, Paolo Gentiloni, toccherà credergli. L’ex premier non nasconde che a Bruxelles ci sia preoccupazione per i possibili ritardi del nostro Paese nell’attuazione delle tappe previste dal Pnrr. E questo sebbene il governo Draghi agisca con “grande determinazione” e faccia “di tutto” per rispettare i tempi.
“La preoccupazione c’è – afferma – e chi conosce direttamente, come me, la difficoltà di attuazione dei piani e dei progetti europei, non può non tenere molto alta l’attenzione su questi rischi”, consapevole di quanto “questa impresa sia difficile”. Il ragionamento del commissario Ue è molto chiaro: la Commissione europea “è al lavoro per assicurare il successo” di Next Generation Eu perché, se dovesse dare risultati “deludenti”, riproporre iniziative simili “magari su obiettivi diversi” diventerebbe “davvero molto difficile”.
Attuare bene il Pnrr – argomenta – è responsabilità di ciascun paese europeo ma lo è ancora di più per un Paese come l’Italia (Gentiloni parla di “responsabilità particolare”) che in cifre assolute ha la quantità di risorse più ampia. Da qui la considerazione che la riuscita del Piano italiano diventa nevralgica per tutta l’operazione del Next Generation Eu. Ed ecco perché l’Europa terrà le antenne dritte sul Governo dei Migliori: “Noi guarderemo con grandissima attenzione e con spirito di collaborazione a tutta la fase esecutiva dei programmi, degli investimenti e delle riforme. Il Governo italiano sta lavorando con grande impegno, è un impegno molto importante, quindi dobbiamo concentrarci molto su questa sfida”, ha assicurato l’ex premier.
SPINTA. Anche perché va considerata la spinta sulla crescita che può arrivare dal Pnrr. Dalle analisi di diversi Paesi, non solo dell’Italia, si può stimare – dice Gentiloni – un contributo molto importante del Recovery alla crescita dei prossimi anni. “Quando si parla di un 1% o in generale di uno 0,5% in più” nell’aumento del Pil “sono cifre che possono apparire relative in questi momenti. Ma se pensiamo ai livelli tradizionali di crescita, e non a un Europa che cresce del 5% o a un’Italia che cresce del 6,2,” se guardiamo “a livelli più durevoli di crescita, questo contributo è un contributo decisivo”.
Il Governo finora ha centrato 29 dei 51 target del Recovery da raggiungere entro fine anno, ne mancano altri 22 o i fondi non arriveranno. Ecco perché il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, la scorsa settimana nel corso di una riunione avrebbe chiesto ai capi di gabinetto dei ministeri di accelerare. La posta in gioco è alta. Non centrare anche solo uno degli impegni presi con l’Europa vorrebbe dire infatti rinunciare a una parte dei 191,5 miliardi: 13,8 in ballo solo per quest’anno.