Dove operano le mafie da sempre si sostituiscono allo Stato. Sono i clan i veri referenti delle comunità locali ed è questo un loro grandissimo punto di forza. Proprio quello che, dopo essere stato per troppo tempo sottovalutato e come ora invece specifica il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma, Andrea Fanelli, nelle motivazioni della sentenza con cui nel luglio scorso, ha condannato nove imputati, ha fatto nella capitale anche il clan Casamonica.
“Il clan Casamonica – sottolinea il giudice – anche agli occhi della cittadinanza, si presenta come una comunità autarchica ed autosufficiente, che si pone in rapporto sostitutivo con l’autorità statale, il che costituisce un’ulteriore tipica connotazione delle associazioni di stampo mafioso”.
Ancora: “Il clan non è un’associazione mafiosa che fa uso generalizzato delle armi da fuoco o della violenza fisica, ma è un sodalizio che esercita il suo predominio sfruttando la fama criminale conquistata negli anni dall’intera rete familiare, ottenendo, grazie alla condizione di assoggettamento e di intimidazione della popolazione, prestazioni contrattuali non retribuite, servizi e pratiche non consentite, in generale, trattamenti di favore”.
Non poteva infine mancare la testimonianza di una delle vittime, che ha riferito agli inquirenti: “Chi contrae debiti con i Casamonica, anche dopo aver saldato il dovuto, rimane debitore a vita e ha l’obbligo nei loro confronti di riconoscergli quanto indebitamente richiesto”.