Prima la richiesta – rigettata – di ricusazione del gup di Genova (leggi l’articolo), poi l’istanza per chiedere di escludere dal procedimento il comitato “Parenti vittime del ponte Morandi”. Sembra incredibile ma questa è l’ultima richiesta da parte delle difese dell’ex amministratore delegato di Autostrade Giovanni Castellucci (nella foto), dell’ex direttore centrale operazioni Paolo Berti e di altri imputati, arrivata nelle mani del giudice per le udienze preliminari Paola Faggioni.
Una richiesta che, spiegano i difensori degli imputati, troverebbe fondamento nel fatto che l’associazione dei parenti delle vittime è stata costituita successivamente al disastro. Per quanto l’istanza possa apparire surreale, in realtà era largamente attesa. Del resto già in passato le difese avevano fatto trapelare tale eventualità ricordando il caso della strage di Viareggio dove, tra mille polemiche, l’associazione dei parenti delle vittime non era stata ammessa al procedimento. Ma c’è di più.
Nel corso dell’udienza le difese hanno chiesto anche l’esclusione degli altri enti privati e associazioni che si sono costituiti alla prima udienza, lo scorso 15 ottobre, tra cui spiccano Cittadinanzattiva, Codacons, e i sindacati. Tutti soggetti che, secondo l’istanza depositata al gup, non hanno interesse concreto e specifico al risarcimento del danno.
BATTAGLIA IN AULA. Già in aula, subito dopo l’istanza dei difensori, i mal di pancia sono stati evidenti. A rispondere a tono è stato Raffaele Caruso, avvocato del comitato, che ha spiegato che il comitato è sorto proprio a causa del crollo e che senza di questo non avrebbe avuto motivo di esistere. In altre parole è stata la tragedia a creare la comunità di parenti delle vittime come portatrice di un interesse ulteriore e distinto rispetto a quello dei singoli, in buona parte già risarciti dalla concessionaria con accordi extragiudiziali.
Secondo l’avvocato Caruso, come si legge nell’atto di costituzione come parte civile da parte del Comitato, esistono due precedenti che certificano la regolarità della presenza del comitato nel procedimento. Il primo riguarda l’associazione dei partigiani (Anpi) che è stata ammessa a partecipare a processi per crimini di guerra mentre il secondo fa riferimento al processo per la strage nazista di Sant’Anna di Stazzema, in cui si costituì la Regione Toscana, istituita solo nel 1970, ventisei anni dopo l’eccidio.
IL CASO. Il procedimento davanti al giudice per l’udienza preliminare Faggioni riguarda 59 imputati per i quali la Procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio (leggi l’articolo). Le accuse nei loro confronti, a seconda delle posizioni, vanno dall’omicidio colposo plurimo all’attentato alla sicurezza dei trasporti, fino al crollo doloso, al falso e all’omicidio stradale.
Un procedimento delicato che per i pubblici ministeri Massimo Terrile e Walter Cotugno e per il procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio, dovrà riuscire a dare risposta ad alcune domande cruciali a partire da quella “se un buon gestore/manutentore avrebbe potuto/dovuto accorgersi delle condizioni in cui versavano i cavi ed intervenire tempestivamente per interrompere il traffico e porvi rimedio oppure se il disastro era inevitabile”.
Domande complesse che a distanza di oltre due anni dal drammatico crollo del ponte Morandi, in cui sono rimaste uccise 43 persone e altre 28 sono state ferite in modo grave, restano ancora prive di una risposta.