E così l’iper europeista Mario Draghi è stato bacchettato dall’Europa. Il premier del governo dei Migliori è scivolato sulle concessioni balneari. La sua legge sulla Concorrenza (leggi l’articolo) non le tocca ma si limita a prevedere una mappatura di quelle esistenti che consenta di fare un’operazione trasparenza in vista di una riforma futura. La mappa serve per avere un quadro di chi le detiene, da quanto tempo e a quale costo.
Ma per ora nessuna gara lasciando irrisolto il nodo dell’attuazione della direttiva Bolkestein. Ma l’Europa non ci sta. “Siamo al corrente degli ultimi sviluppi in Italia” sulle concessioni balneari. “è una prerogativa italiana decidere come procedere sulla riforma. Per la Commissione è importante il contenuto non la forma che prenderà questa riforma”, ha premesso una portavoce della Commissione europea. Prima di affondare il colpo: “è importante che le autorità italiane mettano rapidamente in conformità la loro legislazione, e le loro pratiche relative alle attribuzioni delle concessioni balneari, con il diritto europeo e la giurisprudenza della Corte di Giustizia”.
È dal 2009 che il sistema delle concessioni balneari italiano è nel mirino di Bruxelles. Nel 2016, al termine di una prima procedura d’infrazione, sul caso si era pronunciata la Corte di Giustizia Ue con una sentenza di condanna nei confronti dell’Italia per il mancato rispetto delle norme europee sul mercato unico e la concorrenza. Il 3 dicembre 2020, la Commissione europea è tornata alla carica con l’avvio di una nuova procedura d’infrazione – che questa volta potrebbe concludersi con l’imposizione di una sanzione pecuniaria – sottolineando che l’Italia non solo non aveva ancora attuato la sentenza della Corte del 2016, ma che “da allora ha prorogato (a farlo fu il governo gialloverde guidato da Giuseppe Conte, ndr) ulteriormente le autorizzazioni vigenti fino alla fine del 2033 e ha vietato alle autorità locali di avviare o proseguire procedimenti pubblici di selezione per l’assegnazione di concessioni, che altrimenti sarebbero scadute”.
Il 16 febbraio scorso sul caso è intervenuto poi anche il commissario Ue per il Mercato unico Thierry Breton ricordando che “le norme italiane vigenti” sulle Concessioni balneari “non solo violano il diritto dell’Ue, ma compromettono anche la certezza del diritto per i servizi turistici balneari. La Commissione, in quanto custode dei trattati, continuerà ad adottare le misure necessarie per garantire il pieno rispetto del diritto dell’Ue in questo settore”. A togliere le castagne dal fuoco al governo potrebbe essere la sentenza del Consiglio di Stato che dovrà esprimersi sulla proroga delle concessioni al 2033. E dunque costringere Draghi a porre la questione delle gare.
PARTITI DIVISI. Stop lezioni dall’Europa, dice intanto la Lega che ha esultato per lo stralcio delle concessioni dal ddl Concorrenza definendolo come “un atto di buonsenso”. “La Lega – si legge in una nota – ha ribadito, e ancora lo farà, che non è con i ricatti o le imposizioni che si affronta o si individua una equa soluzione per il comparto. Il nervosismo che traspare dai palazzi di Bruxelles non aiuta la distensione di una materia complessa”.
E se Forza Italia la pensa come i suoi alleati sovranisti, il M5S decisamente si smarca. “Chi ha veramente a cuore le spiagge italiane e il settore balneare non può gioire per aver ‘sventato il pericolo Bolkestein’”, dichiara il presidente della Commissione per le Politiche dell’Ue alla Camera, Sergio Battelli. Che definisce l’ennesima deroga “tanto grave da essere ormai quasi ridicola. Una barzelletta”.