Il via libera della commissione Affari costituzionali di Montecitorio all’adozione del testo base della riforma della legge elettorale, il cosiddetto Brescellum (dal pentastellato Giuseppe Brescia che lo ha proposto, nella foto) era arrivato già oltre un anno fa, l’11 settembre 2020 (leggi l’articolo).
Ed è lo stesso Brescia che ieri è tornato sull’argomento, sollecitando il Parlamento “Ad impegnarsi sulle riforme istituzionali, approvando anche una nuova legge elettorale nell’interesse dei cittadini e non dei partiti. Per questo – argomenta il presidente della prima Commissione – il tema va discusso molto prima della fine della legislatura. Siamo pronti a lavorarci in commissione, convinti che un sistema proporzionale con una soglia di sbarramento sia l’unico in grado di garantire rappresentanza e stabilità”.
Il testo base, approvato dopo numerosi stop e il congelamento dovuto all’emergenza Coronavirus, è frutto dell’accordo raggiunto in commissione fra M5s e Pd, mentre Leu si astenne e il centrodestra abbandonò i lavori prima del voto, è un sistema elettorale proporzionale con soglia di sbarramento al 5% e il cosiddetto “diritto di tribuna” per i piccoli partiti. Verrebbe dunque eliminata la quota maggioritaria, prevista invece dal Rosatellum, cancellando i collegi uninominali.
Il sistema elettorale vigente è infatti un sistema misto maggioritario-proporzionale che prevede che il 36% dei seggi venga assegnato con un sistema maggioritario e il restante 64% col proporzionale. Non viene affrontata la questione della lunghezza delle liste, se si opterà per listini bloccati o, invece, si ritornerà alle preferenze, come chiede M5s. Ma ad agitare i piccoli (come Italia Viva di Matteo Renzi, che negli ultimi sondaggi è accreditato addirittura sotto al 2%) è la soglia di sbarramento, che col Brescellum passerebbe dall’attuale 3% al 5% (una seconda soglia, del 15%, varrebbe di fatto solo a livello regionale per la Camera, per le liste rappresentative di minoranze linguistiche riconosciute come la Svp).
Sull’argomento interviene, ospite di Porta a Porta su Rai Uno anche il leader M5s Giuseppe Conte: “La legge elettorale deve essere un momento di sintesi che possa offrire in prospettiva un Parlamento che sia adeguatamente rappresentativo ma garantisca anche stabilità. Noi come M5S riteniamo adeguata un proporzionale con soglia di sbarramento del 5%: se iniziamo a scendere sotto quella soglia si crea un sistema troppo frammentato di forze politiche”, spiega Conte.
Patto d’acciaio invece nel centrodestra: unito e compatto a favore del maggioritario con Matteo Salvini e Silvio Berlusconi che anche nell’ultimo vertice fra i ministri leghisti e quelli di FI che si è svolto la settimana scorsa a Villa Grande, residenza romana del Cavaliere, hanno ribadito la loro contrarietà ad una riforma in senso proporzionale della legge elettorale. In particolare è il leader della Lega a tuonare che “Con il proporzionale l’unica certezza è che il Pd governerebbe a vita”.
E ancora: “Il proporzionale significherebbe palude e ritorno non al pentapartito ma a chissà che cosa. Significa che chiunque vinca, nessuno vince. Il maggioritario, invece, soprattutto ti garantisce il legame tra il parlamentare e chi lo ha eletto e il contatto diretto è fondamentale”. Insomma, la strada dell’approvazione definitiva è ancora lunga.