Dino Giarrusso è in poche ore finito nella gogna mediatica del web con sberleffi e ironie che lo hanno implacabilmente sommerso sui social. Ma cosa ha fatto di così grave l’ex Iena per meritarsi tale trattamento La vicenda – come sempre quando si ha a che fare con l’Ue – è complessa.
Giarrusso martedì scorso doveva fare un intervento on-line in una seduta della commissione Agricoltura del Parlamento europeo perché – per la prima volta dalla riapertura dopo il lockdown – non poteva esserci in presenza a causa di un malessere della moglie. Quando però ha tentato di collegarsi con la telecamera del suo iPhone si è accorto che non era riconosciuta dal programma di collegamento e quindi non si è potuto attivare l’interprete simultaneo che ha bisogno del labiale per svolgere il suo lavoro.
A questo punto Giarrusso ha cercato di tradurre all’impronta il testo che si era scritto a difesa del prosecco made in Italy, ma dopo i primi tentativi in cui ha cercato di spiegare di non padroneggiare molto l’inglese ha desistito e l’intervento non c’è stato perché gli hanno tolto la linea. A questo punto l’eurodeputato si precipita in Parlamento per far valere il suo diritto di parola, ma intanto la notizia comincia a rimbalzare inesorabilmente sui social.
Il giorno dopo Selvaggia Lucarelli lo sberleffa candidandolo a Patrimonio of Unesco, come fa anche la Repubblica sempre alla ricerca, quando di mezzo ci sono i 5 Stelle, di qualche gossip a cui attaccarsi, facendo passare l’idea che Giarrusso sia un rubastipendio incapace di fare un discorso nella lingua ufficiale di Strasburgo e cioè l’inglese. Ma l’ex Iena non ci sta e allora scrive una lettera di protesta al presidente della Commissione Agricoltura Norbert Lins e al presidente del Parlamento Ue David Sassoli affidando a sua volta ai Social la sua versione dei fatti.
Ma nel frattempo si muovono le truppe cammellate dei partiti che lo fanno letteralmente nero sommergendolo di insulti e improperi in quella che lo stesso deputato Cinque Stelle definisce una vera e propria shitstorm a colpi di fake news. Ad esempio Massimo Giletti lo prende in giro dicendo “ma non poteva usare Skype?”, non sapendo che, per i collegamenti da remoto al Parlamento Ue, occorre uno specifico software con tanto di chiave personale.
SHITSTORM. A questo punto, la conclusione ovvia è che è stato violato un fondamentale diritto di un deputato al Parlamento Ue e cioè quello di poter esprimere la propria opinione su una questione peraltro così rilevante come la difesa del nostro Prosecco dalle pretese croate di poter riconoscere la denominazione Prosek ad un loro vino dolce che verrebbe subdolamente confuso con il nostro prodotto ingenerando ingenti danni al made in Italy. Il tutto perché un software dell’Unione europea è fatto così male da escludere dal suo utilizzo uno dei cellulari più noti e famosi e cioè l’iPhone.
Paradossalmente verrebbe anche da chiedersi come mai si debba usare ancora l’Inglese come lingua ufficiale al Parlamento Ue quando il Regno Unito è uscito dall’Unione Europea. Ma quello che sta succedendo a Giarrusso è solo l’ultimo degli episodi di squadrismo mediatico ordito da squadracce di manganellatori digitali. Attendiamo che Strasburgo chiarisca perché è in dotazione un software proprietario che esclude il cellulare più famoso al mondo impedendo ai deputati di esercitare un loro fondamentale diritto.