Matteo Renzi riabbraccia Bin Salman. Che gli incontri tra il senatore toscano e il principe saudita siano una costante degli ultimi mesi lo sanno tutti. Eppure l’ultimo meeting, ben inteso perfettamente lecito, non può che far discutere perché avviene proprio nel giorno in cui viene votato – e affossato (leggi l’articolo) – il ddl Zan contro l’omotransfobia.
Insomma è difficile pensare ad un giorno peggiore per effettuare un intervento all’evento del Future Investmenet Initiative Institute di Riad visto che l’Arabia Saudita, per quanto Matteo ne tessa le lodi definendolo la patria del “nuovo Rinascimento”, non è di certo la patria dei diritti civili. Semmai l’esatto opposto. A farlo notare è il cantante Fedez con una storia su Instagram in cui, senza peli sulla lingua, racconta: “Un saluto al caro Renzi che ci ha trapanato i cogl***i per mesi e oggi pare fosse in Arabia Saudita (Paese in cui l’omosessualità è accettata con un piccolo prezzo da pagare… La pena di morte)”.
Lo stesso cantante, da sempre attivo a favore del ddl Zan, insiste: “Ma il Renzi che si proclamava paladino dei diritti civili è lo stesso che oggi pare sia volato in Arabia Saudita mentre si affossava il Ddl Zan? Per celebrare la libertà di parola organizziamo una partitella a scarabeo con Kim Jong-un? Gran tempismo. Comunque bravi tutti”.
LO SCARICABARILE. Ma di passare per il guastafeste, però, il senatore toscano non ne vuole sapere. Così da Riad, terminato il suo intervento, ha commentato quanto accaduto a Palazzo Madama addossando sugli altri le ragioni del fallimento del ddl Zan. A chi lo ha definito “il regista occulto” che ha permesso al centrodestra di far passare la tagliola, Renzi risponde sostanzialmente con una pernacchia spiegando che, a suo modo di vedere, “la responsabilità politica è del Pd e dei 5S” che non hanno voluto trattare.
Poco importa se le cose non stiano affatto così come si evince, oltre ogni ragionevole dubbio, dal fatto che il deputato Alessandro Zan le ha provate davvero tutte, arrivando perfino a convocare un tavolo di lavoro coi capigruppo del Senato nel tentativo di trovare un accordo in extremis e ponendo come unica condizione quella di eliminare la tagliola. Proprio quella che il centrodestra, forse spalleggiato dai renziani, non ha mai pensato di cancellare convinto che sarebbe stata l’arma decisiva per vincere questa partita.