“È stata una sconfitta della politica che si è dimostrata sorda davanti alle richieste dei cittadini”. Questo il commento della senatrice di M5S, Alessandra Maiorino, sul voto in Aula sulla tagliola al ddl Zan.
Alla fine la temuta tagliola chiesta da Lega e Fratelli d’Italia ha avuto la meglio sul ddl Zan. Chi ha vinto e chi ha perso?
“Credo che sia una debacle per la politica e per il Paese. Per la politica perché dimostra di essere autoreferenziale e di non avere alcun contatto con la realtà in quanto questa legge, nonostante sia stata sommersa da falsità e mistificazioni, la società civile l’aveva capita e la voleva. Lo dimostrano i sondaggi e la partecipazione senza precedenti ai Pride di quest’estate. Ma è anche una debacle del Paese perché forse non tutti hanno compreso come i diritti civili, in particolare quelli delle persone Lgbt, sono ormai questioni politiche. Bisogna capire che se fino a pochi anni fa venivano considerate questioni marginali, ora sono diventati argomenti mainstream. Pensi che negli Stati Uniti le posizioni su tali materie decretano il successo o l’insuccesso di un candidato presidente. Ma che si tratta di un argomento decisivo ce lo ricorda anche l’Unione europea che sta comminando sanzioni a Ungheria e Polonia per le loro posizioni sul tema Lgbt. Guardando all’Italia non posso che notare come Forza Italia ha fatto una scelta di campo molto netta. Al di là delle parole di Berlusconi che posiziona il suo partito nella destra moderata, la realtà è che insegue Salvini e Meloni abbracciando Orbàn. Riguardo a Italia Viva questa è soltanto l’ultima dimostrazione che non è una forza che può appartenere all’ala progressista”.
Senza la decisione della Casellati di consentire il voto segreto le cose sarebbero andate diversamente?
“Difficile a dirsi ma ritengo di si perché a volto coperto è più facile ‘sparare’. Vorrei precisare, però, che la scelta del voto segreto è stata una scelta di campo. Noi tutti abbiamo provato a dimostrare che non era un tema da voto segreto ma la Casellati non ha voluto sentire ragioni. Eppure avrebbe potuto consultare la Giunta per il regolamento per un approfondimento ma non l’ha voluto fare e questo rende evidente che la Presidente è arrivata in Aula con un’idea molto precisa che poi ha messo in atto”.
Con la scelta di campo di Italia Viva e Renzi che invece di stare in Aula è volato in Arabia Saudita, ha ancora senso l’idea del nuovo Ulivo di Letta?
“Italia Viva è nata come spina nel fianco del governo Conte 2, cosa che non ha mai nascosto, e alla fine ne ha provocato la caduta. Spingendo per la formazione del nuovo governo Draghi, a cui noi abbiamo aderito per senso di responsabilità, con cui è stato decretato un commissariamento della politica in un momento in cui, francamente, non la meritava visto l’ottimo lavoro del Conte 2 durante la pandemia. In più ora sappiamo che Italia Viva è un partito canaglia sui diritti civili. Se fossi nel Partito democratico, due domande me le farei”.
Intuendo cosa stesse per accadere, i 5S non hanno partecipato al tavolo convocato dal leghista Ostellari. Diametralmente opposta la scelta del Pd che ci è cascato con tutte le scarpe…
“Era evidente che la Lega non aveva alcun altro interesse se non quello di affossare o snaturare completamente questa legge. In realtà la Lega non ha mai voluto trattare l’argomento perché altrimenti l’avrebbe fatto durante il Conte 1 quando io stessa proposi il tema e loro mi chiusero la porta in faccia. Insomma non era credibile la proposta ma, cosa ancor più grave, non era legittimo il tavolo perché un presidente di Commissione che non è più il relatore del provvedimento non ha alcun potere di convocare i capigruppo”.
Il leader di M5S Conte ha detto che è stata scritta una “brutta pagina nella storia del nostro Paese”. Ci spiega perché questa legge è così importante?
“Serve perché, purtroppo, le persone Lgbt vengono aggredite di continuo. Ma questi attacchi non sono che la punta dell’iceberg perché quello che impedisce alle persone Lgbt di vivere una vita normale è anche soltanto il ghigno, l’essere esclusi o il finire sotto un riflettore. Proprio per questo serve l’apposito reato penale ma ancor di più i percorsi educativi nelle scuole per combattere il problema alla radice. Ma serve anche perché l’Italia è l’unico tra i Paesi europei e occidentali a non avere una legge del genere”.