Per fortuna è molto tempo che le gesta dei nostri politici non ispirano più né le masse né nessuno, perché ieri l’applauso delle destre all’arresto della legge Zan è stato peggio di un’aggressione omofoba alle migliaia di persone Lgbt che chiedono solo più diritti e più tutele.
Le posizioni dei partiti sulla faccenda sono note, e tutte legittime, ma aver incrociato questa norma con i regolamenti di conti interni al Pd e soprattutto con le manovre per il Quirinale ha vanificato le richieste di protezione ben più degne avanzate da chi si sente discriminato.
E vedere decine di parlamentari che festeggiano la delusione di tanti cittadini, a torto o a ragione, dà la cifra di quanto certi signori abbiano a cuore i problemi del Paese. Una partita dove non ci sono vincitori, ma tanti sconfitti. Perde Letta che ha scelto di non mediare sul testo, anche se portare a casa l’ennesima legge annacquata serviva a ben poco.
Perdono le persone omosessuali, i portatori di handicap e le minoranze che devono affrontare ancora adesso – in questa Italia sedicente tollerante e progressista – l’ignoranza di troppi bulli, regolarmente impuniti e adesso pure incoraggiati a continuare.
Perde chi – associazioni, intellettuali e autentici liberali – ha cercato in tutti i modi di fare un passo avanti sul piano dei diritti civili. Perdono gli esponenti di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia in Senato, che ieri battendo le mani ci hanno rimesso anche la faccia. Ma a nessuno va male come ai franchi tiratori, che la faccia non hanno avuto nemmeno il coraggio di metterla.