Che ci sia stata una sottovalutazione iniziale della pandemia e una carenza oggettiva di interventi per evitare il diffondersi del Covid-19, è cosa appurata. Malgrado ciò la Procura di Milano, guidata da Francesco Greco, ha chiesto l’archiviazione del procedimento a carico del Pio Albergo Trivulzio (leggi l’articolo) e di altre sette residenze sanitarie assistenziali della Lombardia dove, durante la prima ondata del coronavirus, c’è stata una moria di ospiti.
Sostanzialmente gli inquirenti non hanno alcuna prova del nesso casuale tra le condotte dei dirigenti delle strutture e le morti degli anziani. Del resto il nuovo patogeno era sconosciuto ai più tanto che i criteri di “tracciamento e contenimento” del virus non erano stati ancora nemmeno “adeguatamente introdotti, sviluppati e articolati dalle disposizioni delle autorità sanitarie nazionali e regionali” e c’era “una drammatica insufficienza” di “Dispositivi di protezione individuale e tamponi”.
A decidere sulla richiesta di archiviazione dell’inchiesta, nata da una serie di esposti da parte dei familiari delle vittime, sarà il giudice per le indagini preliminari di Milano. Un’udienza in cui è più che scontato chi i tanti parenti degli anziani che hanno perso la vita nelle residenze sanitarie assistenziali, i quali a poco a poco si sono radunati in un’apposita associazione, presenteranno opposizione per chiedere altre indagini o l’imputazione coatta per i manager già indagati.