Da una parte la piazza che non si arrende, con Forza Nuova che minaccia il caos (“la rivoluzione popolare non fermerà il suo cammino, con o senza di noi”, si legge in un comunicato della formazione neo fascista) e le chat di Telegram che pullulano di proclami bellicosi, dall’altra il governo che non intende fare passi indietro sull’entrata in vigore dell’obbligo della certificazione verde nei luoghi di lavoro pubblici e privati che scatterà venerdì prossimo. A tre giorni dal Green Pass day il clima è surriscaldato: il ministro Roberto Speranza non molla di un millimetro neanche sulla durata del tampone, respingendo al mittente le pressioni del leader della Lega Salvini e dei suoi governatori Zaia e Fedriga che avevano chiesto di allungare i tempi di validità dei test rapidi e di dare la possibilità alle imprese di organizzarsi anche autonomamente per l’esecuzione dei tamponi onde evitare il “rischio caos” per milioni di lavoratori (sarebbero intono ai 4 milioni) non ancora vaccinati che, dal 15 ottobre, dovranno giocoforza tamponarsi ogni due giorni.
A pochi giorni dalla data stabilita, dunque, le Regioni fanno una parziale marcia indietro, ma per il titolare della Salute “Dobbiamo lasciare il Green pass così com’è per il momento e poi potremo valutare ed eventualmente cambiare. Già oggi – ha affermato – il tampone molecolare (a differenza di quello antigenico rapido, ndr) dura 72 ore”. In realtà il punto focale è il fatto che, nell’ottica del governo, favorire il ricorso ai tamponi potrebbe rappresentare un alibi per chi ancora non si è vaccinato e non è intenzionato a farlo. Del resto, come ha affermato ieri il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, “Il governo ha valutato che l’obbligo per legge era una soluzione troppo dirompente che la politica non poteva reggere. A quel punto il Green Pass sui posti lavoro era l’unica alternativa”, aggiungendo che dal 15 ottobre non saranno accettati obiezioni e rinvii. E in un documento Confindustria ritiene “auspicabile” la richiesta dei danni al lavoratore senza Green Pass: “Ogni comportamento che dovesse recare danno all’impresa, incidendo negativamente sulla possibilità di far fronte ai propri obblighi contrattuali, legittima la reazione aziendale sul piano della richiesta del risarcimento danni”, si legge nella nota.
Una posizione perentoria – come quella del premier Draghi del resto, che ieri ha ribadito che non sarà ammessa nessuna tolleranza – che però non ha scoraggiato chi “ha deciso di alzare il livello dello scontro”. L’agenda prevede per oggi un blocco stradale del paese: “Munirsi di viveri e coperte” si legge nel post del promosso, fra gli altri, da #IoApro, uno degli account più attivi nell’organizzazione della manifestazione che sabato scorso ha portato in piazza migliaia di cittadini contrari al Green Pass, tra i quali sono infiltrati estremisti che hanno scatenato le violenze. “E questo era solo un assaggio”, si legge nei post deliranti in rete.
Ecco le nuove regole in vigore dal 15 ottobre
Dal 15 ottobre per accedere ai luoghi di lavoro privati e pubblici sarà obbligatorio presentare il Green Pass. L’obbligo del certificato verde è esteso a chiunque svolge una attività lavorativa nel settore privato, anche sulla base di contratti esterni. Come nel pubblico, le verifiche spettano ai datori di lavoro – che dovranno definire le modalità organizzative entro il 15 ottobre – e per chi non è in possesso del certificato ci sarà l’assenza ingiustificata e di conseguenza il blocco dello stipendio, ma non la sospensione. Per le imprese con meno di 15 dipendenti, dopo il quinto giorno di assenza ingiustificata, il datore di lavoro potrà sospendere il lavoratore e sostituirlo, per un periodo non superiore a 10 giorni rinnovabili per una sola volta, dunque per un massimo di 20 giorni.
Anche nel privato, chi è senza il pass sul posto di lavoro rischia una sanzione da 600 a 1.500 euro mentre per i datori di lavoro la sanzione può andare da 400 a mille euro. Per quanto riguarda il lavoro pubblico fino al 31 dicembre 2021, termine di cessazione dello stato di emergenza, tutto il personale delle amministrazioni pubbliche, quello delle Autorità amministrative indipendenti, ivi comprese la Commissione nazionale per la società e la Borsa e la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, della Banca d’Italia, nonché degli enti pubblici economici e degli organi di rilievo costituzionale, per entrare nei luoghi di lavoro dovrà possedere ed esibire, su richiesta, la certificazione verde. Gli organi costituzionali, ciascuno nell’ambito della propria autonomia, dovranno adeguare il proprio ordinamento alle disposizioni previste.
Sono esentati dall’obbligo di esibire il Green Pass tutti coloro che non possono vaccinarsi. La verifica del rispetto delle norme spetta ai datori di lavoro sulla base delle linee guida predisposte dal ministero della Pubblica Amministrazione e della Salute: i controlli dovranno essere svolti giornalmente e preferibilmente all’accesso in ufficio, a campione (in misura non inferiore al 20% e con un criterio di rotazione) o a tappeto, con o senza l’ausilio di sistemi automatici. Il governo renderà disponibile una piattaforma online per la verifica automatizzata ma sarà anche consentito l’utilizzo dell’applicazione ‘VerificaC19’. Chi non avrà il Green Pass è considerato assente ingiustificato dal lavoro: non scatterà la sospensione ma ci sarà il blocco dello stipendio, senza però conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del posto del lavoro. Per chi viene trovato al lavoro senza il certificato è prevista una sanzione da 600 a 1.500 euro.
Per i datori di lavoro che non controllano o che non predispongono le misure organizzative, la sanzione va da 400 a mille euro. Il pass sarà obbligatorio per accedere a tribunali e uffici giudiziari anche per i magistrati ordinari, amministrativi, contabili, militari e onorari, i componenti delle commissioni tributarie. Anche in questo caso il controllo spetta al datore di lavoro: chi è senza pass risulta assente ingiustificato e si vedrà sospeso lo stipendio. Per chi viene trovato senza la certificazione scatta l’illecito disciplinare. Dall’obbligo sono esclusi avvocati e gli altri difensori, i consulenti, i periti e gli altri ausiliari del magistrato estranei alle amministrazioni della giustizia, i testimoni e le parti del processo. Fino al 31 dicembre, chi non può vaccinarsi potrà fare il tampone gratis – e per questo il decreto stanzia 105 milioni – mentre per tutti gli altri il costo sarà di 15 euro, che scende a 8 per i minori di 18 anni. Il tampone molecolare avrà una durata di 72 ore, gli altri di 48 ore.