Il candidato dettava i punteggi e Galli eseguiva. Alla luce delle intercettazioni telefoniche compiute nell’inchiesta della Procura milanese su presunti concorsi pilotati per assunzioni nel mondo universitario, quello che i magistrati hanno definito un presunto “sistematico condizionamento delle procedure per l’assegnazione dei titoli di ricercatore e di professore ordinario e associato all’interno della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli studi di Milano”, gli inquirenti tratteggiano un quadro ancor più pesante delle condotte del noto virologo, in prima linea contro il Covid dall’inizio della pandemia e presenza fissa nei salotti televisivi.
Gli investigatori hanno esaminato alcune telefonate tra Massimo Galli e Agostino Riva, il candidato che ha vinto, nel febbraio 2020, un posto da professore di ruolo all’Università Statale. In tale conversazioni è emerso che sarebbe stato lo stesso Riva a indicare a Galli i “punteggi” che doveva attribuirgli la commissione che lo ha giudicato e di cui l’infettivologo del Sacco faceva parte.
Per gli inquirenti, Riva avrebbe detto al noto infettivologo milanese anche quali “sub criteri” dovevano essere messi nel bando per il ruolo di professore di seconda fascia in malattie cutanee, infettive e dell’apparato digerente. E grazie ai “sub criteri”, per i magistrati, si poteva bypassare il problema delle “mediane”, ovvero quello del numero delle citazioni in articoli scientifici che erano più alte per il candidato concorrente, Massimo Puoti.
Nell’inchiesta gli indagati sono 33 (leggi l’articolo). Si tratta di 17 docenti della Statale di Milano, tra cui Galli, e di 7 delle università Bicocca, di Pavia, Tor Vergata, La Sapienza, Torino e Palermo. Sono stati inoltre indagati i ricercatori ritenuti favoriti nei contratti, come Riva. L’inchiesta è stata aperta nell’aprile 2018, dopo alcune segnalazioni degli studenti e a margine di un caso di corruzione di un dentista, che avrebbe chiesto a un prof di favorire i figli nel corso di laurea di Igiene dentale. Il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e i pm Luigi Furno e Carlo Scalas hanno ipotizzato i reati di turbativa, corruzione e falso e anche la costituzione di un’associazione per delinquere.
Per gli inquirenti, vi sono stati “collusioni e altri metodi di turbativa che hanno inquinato sistematicamente la regolarità delle procedure di selezione, sostituendo logiche clientelari al metodo meritocratico e al principio di imparzialità che dovrebbe orientare la pubblica amministrazione”. Sarebbero inoltre stati “scoraggiati i candidati più meritevoli, invitandoli a non partecipare o a ritirare la domanda presentata, con minacce velate o con promesse di future utilità”.
Galli, nello specifico, in veste di “professore ordinario in servizio presso l’Università degli Studi di Milano”, nonché “direttore di struttura complessa del reparto di malattie infettive dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco”, avrebbe turbato diverse procedure e in un caso il suo progetto non sarebbe andato in porto “perché fortemente osteggiato” dalla sua collega Maria Rita Gismondo, “che aveva prospettato di rivolgersi all’autorità giudiziaria”.
Dopo le decine di perquisizioni compiute martedì scorso dai carabinieri del Nas, che hanno fatto esplodere il caso e fatto emergere l’impianto dell’inchiesta della Procura di Milano, sulla vicenda ieri è intervenuta la ministra dell’università e della ricerca, Maria Cristina Messa. “L’accademia – ha affermato la ministra in diretta a 24 Mattino su Radio24, rispondendo ad alcune domande in merito alle indagini – ha il dovere morale e materiale di reclutare i migliori. Qualsiasi forma abbiamo messo per definire chi sono i migliori, per il momento ha avuto tante falle”.