Da una parte le parole e le promesse, dall’altra i progetti e gli impegni concreti. Ciò che distingue i due campi in cui ci si muove inevitabilmente durante una campagna elettorale, specie negli ultimi giorni, è una sottile linea, difficile spesso da distinguere, che tuttavia è fondamentale per capire chi sono i candidati che si fermano alle parole, e chi invece ha già in testa un piano concreto per offrire soluzioni ai problemi. E qui entra in campo Virginia Raggi.
La sindaca uscente di Roma ha ieri calato quel che si suol dire “l’asso nella manica”: “Girando per Roma in questi giorni ho parlato con tante persone terrorizzate dal caro bolletta. Se sarò rieletta sindaco, posso tranquillamente compensare il caro bollette per le famiglie più bisognose: utilizzando gli utili di Acea sono in grado di creare un fondo che aiuterà le famiglie più bisognose a eliminare gli elevati delle bollette”, ha detto la Raggi ospite di Stasera Italia su Rete4 (qui il video). “È una mano tesa, esattamente come ho fatto con i tavolini – aggiunge – andando a parlare con i restauratori durante la pandemia e inventando con loro la misura dei tavolini all’esterno che il premier Conte ha esteso a tutta Italia”.
IL DISEGNO. Probabilmente in tanti hanno pensato: l’ennesima boutade da campagna elettorale. E torniamo a quella sottile linea rossa che distingue parole e fatti. Già, perché le parole della Raggi nascondono un piano tanto concreto quanto ben congegnato. Bisogna infatti ricordare che il Comune di Roma possiede il 51% di Acea, la società partecipata attiva nella gestione e nello sviluppo di reti e servizi nei settori idrico, energetico e ambientale. Dunque ogni anno il Campidoglio accede agli utili della società per il 51%. Ecco: quest’anno verranno utilizzati per bloccare il caro bollette, annunciato dal governo e dal ministro Roberto Cingolani (leggi l’articolo), per le famiglie più bisognose della Capitale.
In questo modo, ovviamente, non verranno toccati gli interessi dei privati e di coloro che detengono il 49% delle altre azioni di Acea e allo stesso tempo verrà costituito un fondo – presumibilmente con decine di milioni di euro – cui potranno accedere i cittadini meno abbienti. Un’iniziativa importante, anche perché in questo modo Roma potrà essere anche città “pilota” ed essere seguita da altre amministrazioni: dopo l’annuncio dell’aumento delle bollette, infatti, il governo è riuscito a “racimolare” solo 3 miliardi degli oltre 9 che servirebbero per bloccare in toto il caro bollette: ad oggi in Italia solo chi ha un reddito che non supera gli 8mila euro sarà esonerato. A Roma, invece, si alzerà l’asticella dei beneficiari nel caso in cui la prima cittadina pentastellata dovesse essere rieletta.
I PRECEDENTI. Non è la prima volta, d’altronde, che la Raggi si “inventa” iniziative di questo genere finalizzate ad azioni concrete di assistenza sociale. Nel pieno della pandemia, grazie a un accordo del Campidoglio con Poste, la sindaca creò dal nulla un fondo per dotare di buoni pasto i cittadini più bisognosi in un periodo fortemente critico come quello del lock-down. I numeri – che evidentemente vanno al di là di promesse, accuse e parole – dicono che sono state assolte 73mila richieste e dunque 73mila famiglie hanno avuto di che mangiare grazie esclusivamente a fondi pubblici. E, al di là di quello che dicono gli altri candidati sindaci e al di là anche di quello che sarà il risultato delle urne al primo ed eventualmente al secondo turno, i fatti restano.