L’ex capo della comunicazione della Lega, Luca Morisi, è indagato dalla Procura di Verona per supposta cessione di sostanza stupefacente. A riportare la notizia, poi confermata dallo stesso interessato e dal procuratore del capoluogo veneto, sono stati i quotidiani La Repubblica e Corriere della Sera.
“Non ho commesso alcun reato – afferma in una nota Morisi – ma la vicenda personale che mi riguarda rappresenta una grave caduta come uomo: chiedo innanzitutto scusa per la mia debolezza e i miei errori a Matteo Salvini e a tutta la comunità della Lega a cui ho dedicato gli ultimi anni del mio impegno lavorativo, a mio padre e ai miei famigliari, al mio amico di sempre Andrea Paganella a fianco del quale ho avviato la mia attività professionale, a tutte le persone che mi vogliono bene e a me stesso”.
“Ho rassegnato il 1° settembre le dimissioni dai miei ruoli all’interno della Lega – ha aggiunto Morisi (leggi l’articolo) -: è un momento molto doloroso della mia vita, rivela fragilità esistenziali irrisolte a cui ho la necessità di dedicare tutto il tempo possibile nel prossimo futuro, contando sul sostegno e sull’affetto delle persone che mi sono più vicine”.
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Secondo quanto si è appreso, l’inchiesta che coinvolge l’ex guru della comunicazione del leader della Lega è nata dopo una perquisizione compiuta dai carabinieri nella cascina di Morisi a Belfiore. L’indagine risale a metà agosto quando, durante un normale controllo, sono stati fermati fermati tre giovani che avevano in auto un flacone di droga liquida che, a loro dire, gli era stato fornito da Morisi.
In casa dell’ex capo della comunicazione di Salvini è stato poi rinvenuto un modesto quantitativo di droga, compatibile con l’uso personale. La procura di Verona ha quindi aperto un fascicolo iscrivendo Morisi nel registro degli indagati.
“Si tratta di un fatto banale – ha riferito all’Ansa il procuratore della Repubblica di Verona Angela Barbaglio – per quanto riguarda l’autorità giudiziaria. Morisi è iscritto nel registro degli indagati per supposta cessione di sostanza stupefacente, sulla cui natura si attende ancora l’esito delle analisi. Mi risulta che il difensore dell’indagato abbia preso contatto con il pm titolare dell’indagine, immagino per parlare degli atti del procedimento”.