La vicenda risale alla vigilia delle elezioni amministrative del Comune di Moncalieri nel 2020 ed è legata all’esclusione dalla lista di un ex esponente locale di Forza Italia, Stefano Zacà: un depennamento che è costato caro a Riccardo Molinari (nella foto), segretario regionale della Lega in Piemonte e capogruppo alla Camera, che è stato rinviato a giudizio a Torino e accusato di falso materiale “mediante alterazione e/o sostituzione di un atto vero destinato a operazione elettorale” insieme al segretario provinciale Alessandro Benvenuto e a una terza figura legata al partito, Fabrizio Bruno.
I vertici locali del Carroccio avrebbero imposto di depennare il candidato modificando la lista dopo aver raccolto le firme a supporto, a quanto pare in seguito alle rimostranze degli alleati di FI visto che Zacà aveva voltato le spalle al suo partito rivolgendosi ai leghisti per correre ugualmente alle elezioni. Per evitare attriti con gli alleati, dunque, anche la Lega aveva deciso di scarificare il candidato. Dopo il braccio di ferro davanti al Tar e al Consiglio di Stato, concluso con il reinserimento del candidato di centrodestra alle Comunali, la vicenda è approdata anche in Procura in seguito a un esposto dei Radicali.
Il processo comincerà il 24 novembre del 2022 e Zacà si è costituito parte civile. Il giudice, nel decreto con cui ha disposto il giudizio, ha spiegato che “allo stato attuale del procedimento non vi sono prove certe di non colpevolezza” ed è quindi necessario il dibattimento in Aula mentre l’avvocato difensore dell’ex azzurro ha spiegato che: “È contestato un falso rispetto ad atti che non potevano avere rilevanza sulla candidatura”.
“Il nome – ha aggiunto – non era contenuto nella lista. E non era stata presentata la sua dichiarazione di accettazione. Che il nome, negli atti separati, fosse barrato o meno, non avrebbe cambiato nulla”. Molinari si è allontanato da Palazzo di Giustizia senza rilasciare dichiarazioni.