Famiglie e imprese possono attendere. Le prime misure contro il caro bollette – un aumento del 40 per cento dei costi di gas ed elettricità in arrivo al primo ottobre (leggi l’articolo) – avrebbero dovuto approdare già nel Consiglio dei ministri di ieri. Ma nulla da fare. Serve ancora tempo per mettere a punto le contromisure, che probabilmente arriveranno al Cdm della prossima settimana, con un decreto ad hoc.
Ieri mattina il ministro Roberto Cingolani (nella foto), competente in materia di energia, si è incontrato a Palazzo Chigi col premier Mario Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco, per studiare le misure che evitino la stangata in bolletta su cittadini e aziende. Ma alla fine si è deciso per il rinvio. La misura comunque allo studio del governo per ridurre gli aumenti è il taglio degli “oneri di sistema” che gravano sulle bollette: bonus per le famiglie meno abbienti, agevolazioni per le imprese energivore e le ferrovie, incentivi alle rinnovabili, costi per lo smantellamento degli impianti nucleari.
Qui è più facile tagliare, magari spostando il prelievo sulla fiscalità generale. “C’è da mitigare l’aumento del trimestre, che c’è in tutto il mondo, e all’80 per cento dipende dall’aumento del gas – ha spiegato il titolare del Mite Cingolani – poi c’è da mettere in piedi un intervento più strutturale. Bisogna ragionare su come è costruita una bolletta, va riscritto il metodo di calcolo. Lo stiamo facendo in queste ore”.
REBUS RISORSE. Già al primo luglio, le tariffe delle bollette avevano subito un’impennata del 20%. Il governo era intervenuto e aveva ridotto al 10% il rincaro, utilizzando 1,2 miliardi: 700 milioni dalle aste Ets (in pratica, le tasse che le aziende pagano agli Stati Ue per il gas serra che producono), altri 500 da altre poste. Al quarto trimestre il rincaro però sarà ancora più forte, del 40%, appunto. Per annullare la stangata, i tecnici del Mite calcolano che serviranno 3 miliardi di euro. Le forze politiche compatte hanno chiesto al governo di intervenire per ridurre l’aumento.
Il problema ora è dove trovare queste risorse per ammortizzare i rincari. Usare i fondi Ets (come fatto a luglio) non basterà. Parte di questi soldi (si parla di 2 miliardi) sono già destinati ad altre poste di Mite e Ministero dell’Economia. Tagliare l’Iva sulle bollette non appare al momento una via praticabile. Troppo complessa la materia: si farà forse più tardi, con la legge di Bilancio. Tassare le imprese energetiche, come ha deciso la Spagna viene escluso. Rimangono così gli oneri di sistema. Si tratta ora di decidere quali salteranno, e quali saranno spostati sulla tassazione generale.